Brano tratto da 1939 – 1945 Il racconto della guerra giusta vol II

La battaglia di Berlino stava raggiungendo il suo epilogo.

Zukov e Konev, con manovre sempre più avvolgenti, e con la penetrazione nella città dei carri armati, raggiunsero velocissimi la cerchia dei canali.

A difendere la capitale del Reich millenario erano rimasti 94.000 soldati, quasi 19.000 uomini fra i 60 e i 75 anni, 2.300 ragazzi fra i 13 e i 16 anni.

Fuori dal bunker l’avanzata sovietica mieteva vittime fra la popolazione civile, soprattutto fra le donne, che puntualmente venivano stuprate con spirito di vendetta.

“Tuttavia il pericolo principale non era la fame. Molti non erano preparati per lo shock della vendetta russa, per quanto la propaganda vi avesse insistito sopra….

La figlia di un macellaio di 14 anni, era stata uccisa perché aveva resistito. La cognata di Gerda, che abitava poco distante, era stata violentata dai soldati e l’intera famiglia aveva deciso di impiccarsi.”.

Cfr.Antony Beevor, Berlino 1945, Milano,2002, pag.341

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Fra il 24 aprile e il 2 maggio si assistette ad una apocalisse della ragione, l’uomo razionale divenne peggio dell’animale, la civiltà sprofondò nel sangue e nell’orrore. I sobborghi esterni ben presto furono travolti, la battaglia si restrinse prima ai rioni di Mitte, Kreuzberg e infine divampò nel quartiere del Tiergarten.

A mezzogiorno del 24 aprile le truppe sovietiche di Zukov e Konev si erano incontrate alla periferia della città.

L’accerchiamento dell’armata di Busse era così completato.

La speranza di unire l’armata di Busse a quella di Wenk era fallita, l’aerodromo di Tempeltof era sotto il fuoco dell’artiglieria sovietica.

Il 25 aprile Hitler, a sorpresa, dichiarò che la situazione non era così grave come sembrava.

Insomma, fino all’ultimo Hitler optò per la sua immagine.

Teneva di più a quello che avrebbero pensato di lui post –mortem, che alle decine di migliaia di vecchi e ragazzi che mandava ancora a morire contro l’Armata Rossa.

Ma in superficie le cose stavano lentamente cambiando.

Non tutti volevano la bella morte hitleriana.

La stessa guardia personale hitleriana pensava a come uscire dall’assedio sovietico, i vecchi della Volkssturm se ne tornavano a casa cercando di evitare le squadre delle SS, che trucidavano disfattisti e disertori.

“Tra le rovine fumanti della metropoli, le condizioni di vita peggioravano rapidamente Il cibo si stava esaurendo. Il sistema idrico era fuori uso. Vecchi malati, donne e bambini, soldati feriti e profughi si tenevano aggrappati alla vita nelle cantine, nei rifugi sovraffollati, nelle stazioni della metropolitana”.

Cfr.Ian Kershaw, Hitler, Milano, 2016, ediz.on – line, pag.1860

1945 NEL BUNKER DEI MORTI VIVENTI

La sera del 26 aprile i soldati sovietici erano a pochi metri da Alexander Platz, cuore della città.

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La cancelleria del Reich a quel punto distava solo un chilometro.

Il clima era strano: depresso e euforico allo stesso tempo. Chi aveva scelto di restare nel bunker, era come avesse scelto l’Inferno con grande soddisfazione.

Addirittura a tenere compagnia al Führer arrivò inatteso il generale della Lutwaffe, Ritter Von Greim con la sua affascinante collaboratrice e compagna di vent’anni più giovane, l’asso dell’aviazione e pilota collaudatrice Hanna Reitsch.

Avevano affrontato un rischiosissimo volo da Monaco per stare vicino a Hitler che, generoso con chi condivideva la sua macabra idea di vita e di morte, lo nominò feldmaresciallo al posto di Göring.

Dal bunker, insomma, veniva un’energia incredibile dalla follia di Hitler, tutto era sconcertante come in una caverna mortuaria.

Greim, grande ammiratore di Hitler, addirittura disse che bisognava avere fede e le cose sarebbero mutate.

Il 28 arrivò la notizia che Mussolini e la Petacci erano stati appesi a testa in giù a Milano, dopo essere stati uccisi dai partigiani.

Hitler decise di legalizzare la sua relazione con Eva Braun, dopo aver dettato il suo testamento politico, che non aggiungeva nulla di nuovo alle solite farneticazioni dei primi Anni Venti.

La cerimonia del matrimonio fu celebrata da un impiegato chiamato in tutta fretta nel bunker.

Goebbels e Bormann fecero da testimoni, verso l’1,50 del mattino del 29 aprile del 1945 furono fatte le congratulazioni alla nuova famiglia Hitler.

Lui che era stato sposato solo alla Germania ora aveva contratto matrimonio con Eva Braun, la sua missione era quindi finita, non c’era altro che da preparare la propria morte.

Hitler aveva detto tante volte che non voleva essere esibito come prigioniero allo zoo di Mosca.

La notizia di piazzale Loreto a Milano, lo aveva convinto che la cosa migliore fosse la morte.

Le truppe sovietiche avevano intanto occupato la Postdamer Platz.

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Alle 14 Hitler pranzò in compagnia delle sue segretarie e della cuoca.

Quindi salutò i suoi intimi collaboratori e si ritirò nella sua stanza.

Adolf Hitler morì tra le 15,15 e le 15,45 di propria mano, come sua moglie Eva, nel bunker principale sotto la cancelleria.

Come realmente sia morto è stato oggetto di migliaia di congetture.