Bankitalia nella sua relazione alle Camere ha detto chiaramente e sensi indugi che la tassa piatta,partorita dall’ingegno vasto e multiforme del fascio leghismo, è un pericolo per il Welfare del paese.
In più il governatore della Banca,Ignazio Visco,ha ribadito nelle sue ultime Considerazioni del mandato, la necessità di un salario minimo.
Insomma basta che liberali di una borghesia storica guardino in faccia Salvini e compagnia cantante per accorgersi che il populismo e la demagogia trionfano sovrani nella battaglia per le disuguaglianze.
Le tasse,per chi le paga, sono calcolate secondo una progressività sancita dalla Costituzione.
Bene,la Meloni,le chiama pizzo di stato,e le riduce per i ceti che la votano, con invito allegorico all’evasione.
La tassa piatta,poi, favorisce tutti quelli che possono guadagnare più di un lavoratore dipendente con agevolazioni fiscali,…. già fallite in Bulgaria.
Il merito in questo caso c’entra un fico secco.
La trovata corporativa e classista dei governanti aggiunge poi, con l’abolizione del reddito di cittadinanza, un tassello in più alla politica delle disuguaglianze.
Lo stato in questo modo fa pagare sempre di più al ceto povero e medio basso politiche che facilitano l’accumulazione dei profitti e impediscono una equa distribuzione della ricchezza.
Il popolo unito, però,mai sarà sconfitto.
Il ricorso al nero,alla precarietà, all’evasione fiscale: ognuno secondo le sue capacità a danno di chi ha bisogno.
E poi dicono che non c’è nostalgia per il ventennio.
