Luca Ricolfi,indubbiamente uno dei pochi intellettuali liberali in circolazione a parlare chiaro di fisica sociale,ma chiamala se vuoi sociologia, non è certo di sinistra,ma va commentato.

Quando dichiarò che un ceto medio signorile voleva vivere al di sopra delle proprie possibilità, secondo me,azzeccò perfettamente lo status mentale di milioni di italiani.

Mi ricordo la fortuna scientifica di Paul Ginsborg nella definizione degli anni novanta ,” di ceto medio riflettente” per indicare quell’insieme di iniziative che pur non provenendo dal tradizionale proletariato storico erano comunque funzionali all’idea progressista. ( Girotondi,poi Sardine ,poi raccolta di firme di migliaia di associazioni,ad esempio)

Tutte nobili iniziative,ma fuori dalla storia dei movimenti della sinistra di classe.

Anche oggi nel terzo millennio il ceto medio che si sente impoverito, rimane comunque una massa signorile che non partecipa all’idea di nuovo proletariato.

Diverso essere disperati in questa parte del globo, che vuol dire non poter consumare la propria vita oggettivamente in bisogni elementari come un lavoro,una casa, un desiderio di maggiore sicurezza,oppure essere poveri pur lavorando.

Quando si parla di ceto medio impoverito si dice una verità storica,ma, penso io, il ceto medio più povero come classe,non farà mai una rivoluzione come quelle viste nel secolo scorso da parte del proletariato storico.

Inutile,come è uso di una certa sinistra clone degli anni settanta, ma solo parolaia, continuare a predicare rivoluzioni proletarie, che comportano sacrifici inenarrabili,compresa la perdita della vita umana.

( Nella Parigi che brucia per le pensioni non manca il pane…manco le brioches, a dire il vero)

Se non hai niente da perdere è un conto,guarda il proletariato di Gaza o di altri ghetti urbani, ad esempio.

Ma se fai parte di un emisfero fortunato come il nostro,corroborato da un secolo di lotte per l’emancipazione, sperare in un ennesimo assalto al cielo,rimane una consolazione filistea per quello che non si è mai provato.

Non arrivare alla fine del mese,far parte di una fila di disgraziati che non possono mettere insieme pranzo e cena,dormire in macchina perché sfrattati è una vergogna, soprattutto oggi.

Quando un ceto signorile massificato si lamenta di non poter consumare come una volta però, questo non è argomento finalizzato all’emancipazione delle sofferenze sociali.

Ceto medio di tutto il mondo unitevi,non lo ha scritto nessuno.

Il reddito di inclusione,ad esempio,sarebbe un primo passo per togliere dal bisogni elementari i più disagiati.

Se si guarda alla riforma fiscale,infatti,ci si accorge che al ceto medio impoverito vengono dati incentivi per consumare,ai veri poveri invece si toglie e basta.