Non poteva essere allora solo un fenomeno social,Lotta Continua, che per la storia della sinistra extraparlamentare è stato il movimento più rappresentativo e autorevole.

Il docufilm di Rai tre in onda venerdì 13, ( ma è ancora su Rai play), ha messo in scena la fenomenologia della Rivoluzione, attraverso interviste ad alcuni militanti e dirigenti della prima ora e le proiezioni di spezzoni delle lotte operaie alla Mirafiori,che videro l’ esordio della formazione comunista, quale realtà significativa del magma rivoluzionario di quegli anni.

Gianpiero Mughini, facendo la parte a lui congeniale dell’antipatico e del cattivo, ha poi condotto il tema sul terreno della lotta continua armata come ouverture degli anni di piombo.

Risultato mediocre perché i militanti di Lotta continua diedero un contributo fondamentale alla lotta contro il fascismo,il golpismo e tutta quanta la merceria reazionaria.

Pagando con anni di galera e con la morte la propria scelta di vita.

Quando si sciolse nel 1976 ,dopo il flop elettorale,non è vero che rimasero solo sentimentalismi da mettere nella saccoccia del “c’eravamo tanto armati.”

Il docufilm si chiude con il congresso di Rimini senza essere uscito dalla centralità di Lotta Continua di Torino,senza aver approfondito la militanza decisiva di Mauro Rostagno,la presenza della facoltà di sociologia di Trento,della Cattolica di Milano,della Pirelli e dell’Alfa,…e decine altre realtà del materialismo storico dialettico.

Per fare presto: Lotta Continua era fra gli operai del Nord,i disoccupati di Napoli,i carcerati da S.Vittore all’Ucciardone,gli studenti medi,le donne femministe, che però ad un certo si ribellarono quali angeli del ciclostile, fra i proletari in divisa nelle caserme,le ronde antifasciste nei quartieri, i pastori sardi come recita l’inno…

Un nuovo modello di sviluppo,Lotta Continua dappertutto ,e non erano palle ne’fakes.

Né poteva però essere un movimento di soli angeli con la faccia sporca nel regno del possibile,la violenza rivoluzionaria era concepita come autodifesa dei propri militanti dal golpismo strisciante,anche grazie al contributo controinformativo sui territori.

Alla fine dell’esperienza rivoluzionaria, però ,gli operai e i proletari di Lc dimenticarono il volto soave del passato quasi pasoliniano,per indossare la maschera di una grinta di un presente che prometteva un vuoto incolmabile: incazzati come le bestie per il tutti a casa.

In questo la fase più drammatica e tragica è stata cassata dal filmato.

Quella del ’77 e ’78 dove, chiusa l’organizzazione,il giornale Lotta Continua sotto la direzione di Deaglio,fu strumento fondamentale per arginare la deriva militarista di pezzi del servizio d’ordine in Prima Linea,o nelle Br.

Ricevendo pure attestati di stima da Sandro Pertini, e Giorgio Bocca,ex partigiani.

In quel frangente Lotta Continua non si chiuse in una riserva indiana,pur seppellendo il proprio cuore nel sogno svanito dell’utopia.

Senza dimenticare Lorusso a Bologna,Giorgiana Masi a Roma..nel 1977.

Non si sa ancora se lo scioglimento,il tutti a casa del congresso di Rimini, fu dettato dalla rivolta femminile,dalla fine della fase propulsiva della ribellione del 68,oppure dall’autonomia operaia armata…oppure da”l’ abbiamo detta tutta ,non abbiamo più niente da dire o da dare”.

Il docufilm,certamente non è all’altezza delle ricostruzioni storiche di autori militanti e intellettuali vari sugli anni tragici,eroici e belli di Lotta Continua e dei suoi migliaia di militanti. ( Il documentario è ispirato da un libro di Aldo Cazzullo).

Il tutto alla fine è risultato un docufilm sgangherato e zoppo.

L’affare Calabresi – Lotta Continua, comunque, mette ancora i brividi.

Il racconto finisce con gli anni di galera comminati a Sofri,Bompressi,Pietrostefani: come dire che la storia di Lotta Continua finisce così.

C’era una volta in Italia.

Come dice giustamente Mario Calabresi figlio,chi sa parli.

A cominciare dalla “caduta”di Giuseppe Pinelli.