Ci vorrebbe il presidente del Senato Ignazio La Russa a presenziare la commemorazione della madre di tutte le stragi italiane, quella che ha inaugurato la strategia della tensione .

Non sarebbe accolto con sentimenti di pacificazione,soprattutto ora che, nonostante sia la seconda carica dello stato,faccia fatica a definirsi antifascista.

In fondo è sincero.

Quando rievoca gli anni tragici della nostra seconda guerra civile si dimentica che fascisti,servizi segreti deviati,canea reazionaria antidemocratica tentarono di sovvertire la Repubblica nata dalla Resistenza, colpendo nel mucchio come in quel maledetto 12 dicembre.

È acclarato che Nato e Cia non fossero all’oscuro delle trame nere che insanguinarono l’Italia. ( Vedi golpe Borghese del 7 dicembre 1970).

Ed è scontato e documentato che quelli dell’Msi,diretta emanazione dei repubblichini,pur essendo estranei materialmente alle bombe, fossero compiacenti che le lotte di operai,studenti e intellettuali,protagonisti dell’autunno caldo, fossero in qualche modo fermati sulla strada del comunismo.

Come ormai è scritto anche sui manuali di storia per le superiori, a compiere la strage non furono gli anarchici, né i comunisti, né i socialisti,non la sinistra extraparlamentare.

I soliti fascisti, per paura del sovietisno ( banale scusa da guerra fredda),con l’ausilio Usa, nel dopoguerra,prima fecero fuggire i criminali di guerra nazisti in Sudamerica,poi aiutarono Tambroni a massacrare operai e contadini nel ’60;poi presero con Almirante in testa, l’onere e l’onore di una missione possibile: fermare la sovversione rossa in nome dell’eversione nazi – fascista.

Chi non li ha fermati era/è un collaborazionista,chi li ha affrontati ha difeso la democrazia.

Ignazio La Russa sul palco reale della scala,la sera di S.Ambrogio, è un pugno in faccia ai partigiani morti per libertà.

Pietà per le vittime.