Quando si parla di armi nucleari tattiche subito si pensa all’escalation militare del reazionario, semifascista Vladimir Putin in Ucraina.
In realtà secondo storici di mestiere e non di opinionisti improvvisati,furono gli Stati Uniti a impegnarsi nella fabbricazione di piccole armi nucleari tattiche destinate ad essere ospitate nell’ogiva di un missile.
Questo a seguito della sperimentazione della bomba all’idrogeno dei sovietici,che era stata preceduta dall’esplosione.nelle isole Marshall,di una bomba all’idrogeno 750 volte superiore di quella atomica di Hiroshima da parte americana.
A proposito, negli Stati Uniti venivano addestrati ufficiali in grado di combattere una guerra nucleare limitata che sapessero maneggiare l’atomica come uno strumento convenzionale, a disposizione della politica di difesa dell’ Alleanza atlantica.
Nel giro di due ore,ribadivano i dottor Stranamore yankee,”l’intera Russia sarebbe stata ridotta a un cumulo di macerie fumanti”.
Poi il lancio dello Sputnik da parte sovietica impressionò gli americani: il bombardamento spaziale poteva provenire dallo spazio.
Tutto questo,che potrebbe continuare per ore,per dire che la prenotazione di una fine del mondo a puntate data quasi ottanta anni.
Se la tattica è il mezzo che conduce alla strategia,il nucleare tattico è il primo punto di non ritorno verso la strategia della distruzione.
Gli arsenali non si sono mai svuotati,soprattutto quelli atomici, perché garantiscono quella pace che è figlia della seconda guerra mondiale.
Le minacce di Putin non sono altro che la copia sbiadita delle minacce degli Usa per il contenimento del comunismo
Questa volta per il contenimento dell’Occidente.

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