Filippo Anadreatta, esimio professore di relazioni internazionali e studi strategici, figlio dell’Andreatta fondatore dell’Ulivo,non mi risulta sia mai stato simpatizzante del comunismo.
Eppure anche il professore ha dichiarato sul Corriere della Sera che il Pd va rottamato, cambiato dalle fondamenta,ristrutturato in tutti i quadri dirigenti,che ormai vivono separati dalle classi proletarie e indigenti.
Sarebbe la rottamazione due, dopo quella di Matteo Renzi e Pippo Civati,che ha portato il Matteo, blairiano fuori tempo massimo,a Jobs act,rosatellum, e flirt con il centrodestra,con abbandono dei bisogni dei meno abbienti.
La scossa a destra, che lo ha portato a Italia viva,include però la legge sulle unioni civili e gli 80 euro ai salari più bassi.
Raggiunse il 40 per cento alle Europee con applausi di tutto il partito. ( Compresa la sinistra)
La cosa paradossale è che i Cinque stelle di Conte vengano percepiti più a sinistra dell’ex partito storico della classe operaia passato dal Pci per Pds,Ds,PD e ora forse rinominato democrazia progressiva,tanto per essere originali.
Conte,che ha puntato sul Rdc,e sul salario minimo e su una transizione ecologica che non concede nulla a termovalorizzatori e rigassificatori,ha avuto la fortuna di perdersi Di Maio.
Che è andato verso il nulla, così come tanti elettori grillini sono andati verso la Meloni.
Ora che questo sia un partito “de sinistra” è tutto da vedere.
Non viene dal mondo operaio,non ha retroterra culturali socialdemocratici: però è vivace nel contrastare le malefatte del rozzo capitalismo.( Gratuitamente…) e sembra piacere a operai disperati.
Ma il PD non può attendere di essere cannibalizzato ,( scusate il lessico…) dai cinque stelle.
E dunque il prossimo congresso si annuncia come una rifondazione riformarola fra due linee: una che guarda a Calenda e Renzi, l’altra che guarda a Bersani,Fratoianni e Cinque stelle .
Bisognerebbe forse guardare oltre il già visto per non ripetere fusioni a freddo come quelle dei cattolici di sinistra ( Margherita) e della vecchia ditta di apparato bersaniano che ora si accinge a rientrare nei ranghi con art.1.
La sommatoria di esperienze diverse nell’ambito della sinistra deve scegliere un progetto socialdemocratico vero e non leader che ripropongano se stessi come minestre riscaldate.
Paola De Micheli,Matteo Ricci,Stefano Bonaccini sanno di apparato vecchio e di insipido, l’unica candidata seria per un rinnovamento radicale è Elly Schlein.
È probabile che non verrà mai eletta.
I nomi non bastano, però.
Attirare militanti,riaprire le sezioni,prendere contatti coi movimenti di base dovrebbe essere un primo passo.
E poi rispolverare almeno Keynes per quanto riguarda il rafforzamento reale del welfare.
Tanto per vedere che effetto che fa ripetere le stesse cose per 20 anni.

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