L’istinto di sopravvivenza ti dice di votare qualcosa che dilegui la probabile vittoria della destra estrema,secondo sondaggi.

La ragione,invece,consiglia di astenerti da una tornata elettorale che si presenta come crisi di sistema della cosiddetta seconda repubblica: partiti da una parte, popolo dall’ altra,nessuno che ti rappresenti,soprattutto a sinistra.

Certo che non votando finisci nell’indifferenziato qualunquista,in quel nulla che non crea nulla,in quel non voto di protesta contro il sistema che è il più funzionale al sistema.

Allora ti dici” votiamo il meno peggio”,e poi ti accorgi che il meno peggio è almeno da un decennio che lo voti.

E poi seguendo l’ onda d’urto europea anche in Francia uno su due cittadini non ha votato alle politiche di mesi fa.

Bene,allora,vediamo i programmi.

Più soldi agli insegnanti, più soldi ai lavoratori,alle famiglie,ai giovani che studiano,alle donne che lavorano,incrementando la transizione ecologica che abbia una ricaduta nel Pnrr,con particolare riguardo alle infrastrutture del sud Italia ancora deficitarie dal 1861….

Come si vede il nulla,sono cose che io sento dal 1972,in altra forma, l’anno in cui iniziò la mia carriera di elettore votando Valpreda presentato dal Manifesto.

Poi con la crisi energetica e l’inflazione in atto ti aspetti che qualche spicciolo di promessa elettorale si realizzi: cuneo fiscale per salari e pensioni che possano ripagare in minima parte gli aumenti in programma.

Ristori per il varo bollette,nel solco del Covid.

Il presidenzialismo, vecchia bandiera almirantiana, è un raglio che vuol essere un ruggito di leone,ma non è credibile a breve.

Nei vari partiti è infuriata la battaglia per farsi mettere in seggi sicuri,tengono tutti famiglia diamine.

Allora, mettiamola così.

Tranne la destra estrema, e tutti i camerati di merende che sappiamo, il meno peggio senza futuro è votabile.

Non sapendo chi ti rappresenta ti viene in mente di decidere,se votare o no,il 25 settembre dalle 7 alle 23.

Questo non è mai un voto sprecato