Alla festa della Fiom di Torino alcune settimane fa gli operai sono sembrati avere le idee chiare più dei dirigenti.

Non vogliono lavorare fino a 67 anni e non vogliono che i figli abbiano un lavoro precario.

Ribadiscono che non sono di destra,che non subiscono le sirene di Salvini per l’età pensionabile,che molti sono iscritti all’ANPI.

Quando chiedi cosa voteranno la conversazione riportata dal giornale la Stampa trova la risposta che ti aspetti.

Nostalgia dei comunisti ,Berlinguer in primis,che sapeva quelli che erano i loro bisogni.

E su Letta viene denunciato il ritardo del cambio di passo, dopo anni che il partito non si occupa di loro.

Che il PD non sia il soggetto politico della classe operaia è scontato.

Partiti comunisti e socialisti in Europa,espressione della classe operaia, non ci sono più.

Ma gli operai ci sono ancora,disseminati in mille realtà sparse su territori di archeologia industriale .

Nelle grandi realtà operaie di Termini Imerese,Monfalcone,Mirafiori,il PD,inutile negarlo è in grandi difficoltà.

Che il voto operaio si sia spostato su Lega e cinque stelle certifica il fallimento del riformismo alla PD,Italia viva,Azione: un riformismo senza anima.

È successo in Francia,in Germania,e prepotentemente in Italia:la sinistra di classe non esiste più.

Difficile ricomporla in 50 giorni di campagna elettorale.

Quindi,forse un atto di costrizione da parte del PD,sarebbe gradito agli stessi operai che non sono diventati tutti di destra .

Ma che non vogliono essere in una sinistra fru fru dalle eterne promesse e dalla costante presunzione.