La nocciolina della politica,quando ci sono le elezioni deve essere distribuita soprattutto alle giovani generazioni,che vanno a votare per la prima volta.
Soprattutto in questa tornata elettorale dove anche i diciottenni voteranno al Senato.
E dove è prevista un’astensione molto forte: per il lavoro e lo studio c’è la solita retorica del non lasceremo indietro nessuno.
Se si pensa che comizi ce ne sono pochi,che di incontri con il candidato sul territorio sono pochissimi,vista la legge elettorale in vigore dove i partiti scelgono i candidati in liste bloccate,farsi vedere su tik tok è un modo come un altro per influenzare il voto giovanile.
. Perché anche la TV,per le giovani generazioni, è uno strumento desueto di informazione:al massimo interessa per calcio e fiction in generale.
Rimane il telefonino e il PC per connettersi pure con il mondo dei media : facebook e Instagram sembra non facciano più tendenza,YouTube oscilla fra musica trap e immagini di documentari o di facezie, Twitter è per chi conosce la sintesi.
È per questo che mister B si è messo su tik tok,insieme a Renzi e a uno del PD che invita the young generation a comprendere che hanno un futuro da precari ,da sfruttati senza pensione,da nuovi poveri in cerca di scarpe firmate identitarie .
Che tutto sia mercificato fino allo sfinimento psichico lo sappiamo,ma che i giovani vengano contattati dagli adulti nel loro campo di connessione per tirar loro fuori la voglia di andare a votare è triste e demenziale.
La democrazia degli influencer sui social è uno strumento per pubblicizzare qualsiasi merce: il diritto e dovere di votare,invece, fa parte dell’essere cittadini non consumatori.
Insomma i giovani, che costituiscono un mercato eccezionale per nuovi consumi in tutto il mondo,sono chiamati a fare quello che il mercato comanda: consultare il catalogo dell’offerta istituzionale.
Ma lasciarli liberi di interessarsi normalmente e con coscienza non è moralismo, è semplicemente un atto dovuto alla loro intelligenza.

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