Il sociologo Domenico Masi,sul fatto Quotidiano, e in TV insiste nell’affermare che l’ultimo partito che si è occupato dei poveri è stato il PCI di Berlinguer.

Forse non è proprio in questo modo che il partito comunista può essere rappresentato.

Fu proprio la frattura fra garantiti e non garantiti della fine degli anni settanta e inizio ottanta che generò corti circuiti violenti di rabbia sociale.

Sergio Bologna con la” Tribù delle talpe”,lo stesso Reichlin su Rinascita ( da posizioni opposte), riconoscevano che la grande ristrutturazione capitalista della metà degli anni settanta aveva creato un proletariato che si sentiva poco rappresentato dal PCI.

Era il periodo del proletariato giovanile,della cacciata di Lama dall’università,dello scontro fra classe operaia garantita e giovani disoccupati operai,precari già sottopagati,che fluttuavano in forme di antagonismo radicale.

Allora non si parlava di poveri,si parlava di masse popolari,di proletari senza rivoluzione,di politica dei sacrifici che il PCI proponeva per uscire da una inflazione al 20 per cento, dal terrorismo etc.

Fare di Conte il prosieguo di Berlinguer è irriverente verso un partito che sapeva benissimo come affrontare pauperismi diffusi ( ma che poi non poteva risolvere se non sacrificando sull’altare delle istituzioni rabbie giovanili proletarie diffuse sul territorio ).

Si vuol dire che il pauperismo degli anni settanta vedeva nelle lotta di classe vs.i “padroni” la sua emancipazione materiale,ma anche etica.

Non si possono fare quindi delle analisi di classe come fossero sondaggi elettorali.

Nella realtà tutto è cambiato e il PCI era comunque un grande partito di intellettuali e proletari.

Con alle spalle anni di lotte,di sacrifici,di ideali,di operai del Nord e braccianti del Sud..

Il PCI veniva da lontano,tutti lo rispettavano,anche se non lo votavano…

I confusionari populisti di oggi sono solo figli del loro tempo ..