Brano tratto dall’ebook 1940 la guerra dei caporali nazifascisti di Pierluigi Raccagni completamente gratuito dal 24 maggio al 27
IL BELGIO
L’esercito belga al 10 maggio contava 650.000 uomini che la mobilitazione generale avrebbe dovuto portare a 900.000. Su 18 divisioni di fanteria solo 6 facevano parte dell’esercito permanente. C’erano anche due divisioni di cavalleria motorizzata, niente mezzi corazzati, una manciata di caccia.
In quel bellissimo e disgraziato giorno del 10 maggio, mentre in Olanda e in Francia si era già scatenato l’inferno nazista, l’esercito belga era così posizionato: Quattro divisioni sulle posizioni di copertura e dodici divisioni sul canale Alberto.
Il che voleva dire una cosa molto precisa.
Che i belgi volevano mantenere la propria autonomia di movimento contro l’aggressione tedesca, perché il canale Alberto copriva tutto il territorio nazionale.
Il generale Van Overstraeten, si era opposto con fermezza a che l’eser- cito belga fosse subordinato ad un esercito straniero.
Questa orgogliosa rivendicazione della propria sfera d’influenza, og- gettivamente, favorì le truppe naziste.
La strategia di Van Overstraeten, principale consigliere militare del Re del Belgio Leopoldo, fu considerata quella di un “cattivo genio” della campagna del 1940.
A favorire Hitler fu l’elemento di divisione politica degli Alleati.
Il nostro Overstraeten era fermamente convinto che non era intenzione dei tedeschi colpire direttamente il Belgio, ma annientare e distruggere le forze franco-britanniche che si fossero posizionate in territorio belga. Era convinto che gli Alleati, pertanto, non avrebbero difeso completa- mente il Belgio.
Era altresì sicuro che avrebbero fatto immolare l’esercito belga per difendere le loro posizioni lungo il fiume Dyle.
È per questo motivo che permise a ufficiali inglesi e francesi solo di ef- fettuare delle ricognizioni sulle posizioni che volevano occupare in ter- ritorio belga, in caso di attacco tedesco.
Il malinteso fu un fatto grave per tutti coloro che si opponevano alla barbarie nazista.
Denotava che il fronte antifascista c’era, ma non era compatto perché pure il Belgio si attendeva che i nazisti si fermassero prima di conquistare tutto il regno di Leopoldo.
Anche i francesi e gli inglesi, in fondo, nel 1939 si aspettavano che Hitler si fermasse in Polonia.
La pavidità di Monaco di fronte alle belve naziste era dura a morire. Quello che fece esultare Hitler fu dunque la sbagliata valutazione alleata che in Belgio ci si trovava davanti alla direttrice principale dell’attacco tedesco.
Quindi la frittata era fatta.
I belgi, certi di un attacco tedesco nelle Ardenne, non intendevano impegnarvisi perché, come abbiamo accennato, non volevano indebolire le proprie forze.
Sempre il nostro generale Van Overstraeten, che diventerà a torto un capro espiatorio della cattiva condotta della guerra, ma che non fu certamente il solo a non comprendere la sostanza della questione, riuscì a esplicitare le sue intenzioni ai comandi francesi.
Disse loro che i belgi avevano intenzione di ritirarsi in buon ordine dalle Ardenne, distruggendo strade e ponti che portavano in Francia. Così i belgi partirono senza attendere i francesi …
L’incidente di percorso avvenne nel momento in cui 1.800 carri armati tedeschi, procedendo lentamente nelle Ardenne, si ammassarono per sfondare.
Non appena spuntò l’alba dell’11 maggio, a infrangere la resistenza dei reparti speciali belgi dei Cacciatori delle Ardenne ci pensarono i panzer di Erwin Rommel.
Si ritrovarono sul suolo francese a Nord di Sedan, un nome che rievocava brutti pensieri ai francesi.
- EBEN EMAEL
Alle 03:30 del mattino partendo da Colonia i tedeschi portarono 41 alianti con 363 uomini che catturarono 1.200 uomini e misero fuori combattimento una delle migliori fortezze anti-tedesche d’Europa.
Nella notte fra il 10 e l’11 maggio, 80 uomini del genio tedesco vennero portati in aliante sulla sommità della fortezza.Dopo aver attraversato con zattere pneumatiche una zona allagata a protezione del forte, i corpi speciali deposero delle mine ad alto potenziale nelle singole torrette.
Utilizzarono dei lanciafiamme contro le feritoie di tiro, gli assalitori misero fuori uso posti d’osservazione e armamenti.
Per impedire contraccolpi da parte belga il resto del contingente tedesco, formato da paracadutisti, scese nelle vicinanze del forte con la co- pertura degli Stukas.
Vi furono anche dei corpi a corpo fra truppe belghe e tedesche: la bandiera bianca dei belgi mise fine alla grande fortezza alleata.
Il 10 maggio fu uno dei momenti più felici della vita del nostro imbianchino boemo, la ciliegina sulla torta fu senza dubbio la presa del forte di Eben-Emael.
La caduta del forte significava che nel giro di trenta ore le truppe tedesche avevano mandato a gambe all’aria la difesa del Canale Alberto e tutta la strategia difensiva di Gamelin.

Completamente gratuito dal 24 maggio al 27
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