Nel trentesimo anniversario della strage di Capaci del 23 maggio del 1992,in cui persero la vita il giudice Falcone,sua moglie e la scorta,per opera della mafia,le istituzioni e l ‘opinione pubblica celebrano la ricorrenza con la giusta solennità.
L’attentato allo stato di diritto fu portato in stile colombiano da Cartello di Medelin.
Sulle collusioni e i depistaggi che poi coinvolsero la strage di via D’Amelio il 19 luglio dello stesso anno del giudice Borsellino, l’inchiostro scorre ancora a fiumi.
Fu tentativo di colpo di stato mafioso reazionario?
Riina,Provenzano,Badalamenti passati a miglior vita,ma Messina Denaro ancora latitante:il gotha del golpismo mafioso è quasi stato debellato.
Ma, poi, così,apri il giornale e impatti in una notizia di mafiosita’ normale che ti dice quanto siamo lontani dalla libertà che invochiamo come bene supremo di democrazia.
Vincenzo Palmisano,64 anni,giornalista che da una vita combatte vs.i Casalesi non scrive più.
Non trova un quotidiano che gli dia uno spazio minimo di democrazia e legalità.
Scriveva sul Corriere di Caserta.
A forza di indagare sugli intrecci fra camorra,politici,borghesia per bene con le tasche piene di collusioni mafiose,ha così rotto le scatole che non trova un ‘anima pia che gli dia lavoro.
Così contro i clan distribuisce volantini,come nei gloriosi anni che furono.
La cosa che mi ha colpito e’ che il giornalista licenziato su pressione dei boss, dice che ogni mattina si veste bene,” perché se devono ucciderlo,lo devono trovare in ordine.”
È ovvio che per età e frequentazioni mi venga in mente Mauro Rostagno trucidato a Trapani da Cosa Nostra,Peppino Impastato,e poi Giancarlo Siani e non so quanti ancora che non si sono piegati a ricatti e hanno scelto la libertà.
Se pensiamo che pure i leoni da tastiera si sentono eroi vs. i nazisti di Azov,mi viene da piangere per la miseria in cui sguazziamo quando la lotta alla mafia viene lasciata alla retorica.
Il coraggio ,soprattutto nel Sud, di chi si contrappone alle mafie è un vero esempio virtuoso di lotta per la democrazia e la libertà.
Quando c’è da discettare su guerre lontane sono tutti pronti a lanciare sfide nobili e imperdibili a favore del prossimo lontano.
Quando in Italia si sente puzza di minaccia mafiosa pure le autorità politiche(?) preferiscono stare in Europa, così che il “nemo profeta in patria”abbia un senso.
Roberto Saviano ha avuto più diffamazioni dal fuoco amico,che dalla camorra che lo voleva ammazzare.
A trent’anni dalle stragi di mafia di Falcone e Borsellino raggegnarsi che la lotta alla mafia sia ancora appannaggio di eroi solitari rende la guerra alla mafia una giusta guerra.
La pace non è solo un sogno irraggiungibile, l’onestà intellettuale,la coerenza,il rispetto degli altri valgono molto di più delle considerazioni di idioti sedicenti analisti di guerra esotici.

Ciaoooooo
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