Brano tratto da ” 1941 Operazione Barbarossa e Pearl Harbor: guerra totale”,e book, Pierluigi Raccagni

LE COLPE DI STALIN

Certamente Stalin aveva sbagliato qualcosa se il suo alleato Hitler si apprestava al genocidio della popolazione sovietica.
Stalin fu travolto dal 22 giugno 1941 al punto da abbandonare il posto di comando per un certo periodo di tempo.
La valanga che travolse nei primi giorni di guerra le frontiere dell’URSS partiva da lontano, soprattutto dal fallimento del trattato dell’agosto 1939 con la Germania.
Come vedremo in seguito, il bilancio della guerra nei primi cinque giorni fu una catastrofe per i russi.
L’aeronautica sovietica fu eliminata dalle regioni occidentali, nei primi cinque giorni le forze tedesche avevano già preso Minsk, la capitale della Bielorussia, tutte le regioni annesse dall’URSS nel 1939 furono quindi occupate: Bielorussia, Ucraina Occidentale, Lituania, Estonia, Lettonia; i finlandesi si diressero verso Leningrado.
Stalin nella notte in cui le armate naziste invasero l’URSS dormì poco, non più di un’ora, spaventato dalla sorpresa totale dell’attacco.
Riassumiamo brevemente la posizione di Stalin sul rapporto fra l’URSS comunista e la Germania nazista.
Da un certo punto di vista l’alleanza criminale aveva una ragione d’es- sere, in fondo la Russia sovietica era rimasta fuori dalla guerra, le po- tenze capitaliste stavano soccombendo sotto il tallone dei nazisti, i territori della Polonia e degli stati baltici erano incorporati nell’impero sovietico.
C’era da stare allegri, il Patto di non aggressione dall’inizio della guerra nel settembre del 1939, era diventato un’amicizia bella e buona con reciproci scambi di informazioni e soprattutto con un sostanzioso scambio commerciale.
A proposito, tanto per descrivere la confusione che regnava nella testa di Stalin, secondo Paul Schmidt, capo dell’ufficio stampa del ministro degli Esteri di Von Ribbentrop, conosciuto con lo pseudonimo di Paul Carell, brillante scrittore di eventi militari negli Anni Sessanta del secolo scorso, fino all’ultima ora di pace gli accordi bilaterali avevano fun- zionato soprattutto per merito dei russi: “(…) dal 10 febbraio 1940 fino

alle ore 2 del 22 giugno 1941 Stalin aveva fornito a Hitler un milione e mezzo di tonnellate di grano. Con questo l’Unione Sovietica era diventata la principale fornitrice di cereali della Germania. Ma non solo carichi di segale, frumento avena. Erano passati anche un milione di tonnellate di petrolio grezzo, 2.700 chilogrammi di platino, manganese e cromo. Non basta. Tonnellate di cotone a non finire erano state fornite da Stalin durante i sedici mesi di amicizia, al Terzo Reich, come scriveva il trattato”.
Paul Carell, La campagna di Russia, Operazione Barbarossa – Terra bruciata, Vol. 2, Milano, 2000, pag. 23

L’URSS teneva rapporti migliori con la Germania nazista che con la Francia e l’Inghilterra, questa era la verità, poi qualcosa si incrinò.
La prima mossa o passo falso lo fece Stalin, con la guerra contro la Fin- landia.
La campagna finlandese costò sangue ai russi e modeste concessioni territoriali.
Oltre a ciò, l’aggressione contro la Finlandia lasciò rancori soprattutto in Francia e in Inghilterra, pronte a inviare corpi di spedizione in aiuto ai finlandesi. L’amicizia con la Germania provocò uno sconcerto internazionale delle forze antifasciste che si erano battute contro il fascismo. Da parte dei sovietici non solo non vi fu rimpianto per la scomparsa della Polonia, ma ogni riferimento al fascismo venne bandito come pro- vocatorio verso i tedeschi.
Per non colpire il Male Assoluto, per non disturbare chi in Polonia, ma anche in Grecia, stava iniziando a liquidare milioni di ebrei e di comunisti, liberali e socialisti, il Politburo preferì addossare tutte le colpe alla socialdemocrazia che simulava una guerra antifascista per accordarsi con la borghesia.
La speranza di Stalin che i popoli stanchi delle guerre imperialiste si volgessero a guardare il comunismo sovietico come una speranza di vita si risolsero in un nulla di fatto.
Stalin sapeva che la guerra sarebbe durata a lungo, il disagio dell’anti- fascismo mondiale non era diverso dal disagio all’interno dell’URSS.

In patria non vi erano sentimenti pro nazisti da parte dei russi, il non capire da parte delle masse era compensato da una fiducia taumaturgica nel capo “che sapeva quello che faceva”. Si potrebbe dire che “Stalin aveva sempre ragione”, come si diceva di Mussolini in Italia e di Hitler in Germania.
Tutti sapevano che la guerra di Hitler era in preparazione almeno da un anno, Stalin non voleva crederci, l’aveva rimossa, non certo in malafede, ma da buon comunista si era trasformato in un paranoico anti- imperialista, finendo col diventare un cattivo antifascista.