.BRANO TRATTO DALL’EBOOK ORDINE NUOVO E PRIME SCONFITTE DELL’ASSE GRATUITO DAL 23 MARZO AL 27 MARZODurante l’avanzata dalgiugno al dicembre del 1941 all’euforia per la vittoria, si unì l’euforia per il sangue: all’ orgia nazista, una putrefatta ideologia della morte, parteciparono esercito, polizia e autorità civili tedesche.
I dissensi che provenivano da alcuni generali dell’aristocrazia prussiana erano flebili voci, non sempre contraddistinte da azioni pratiche sul campo.
Il day by day della guerra in Urss era all’insegna di chi massacrava maggiormente i più deboli: ad un certo punto gli alti comandi proibirono ai soldati tedeschi di mandare fotografie dei massacri.
“Il 5 ottobre 1942 il mio capo operaio e io ci recammo direttamente alle fosse.
Udii una rapida successione di spari dietro uno dei mucchi di terra.
Le persone scese dagli autocarri – uomini, donne, bambini di ogni età – per ordine di un milite delle SS che impugnava una frusta da cavallo o da cane, erano costrette a spogliarsi e collocare ordinatamente gli abiti (…)
Senza piangere o gridare la gente, nuda, se ne stava in gruppi divisi per famiglie, si baciava e salutava in attesa del segnale di un altro milite delle SS, anch’esso con una frusta, che stava vicino alla fossa. Durante i quindici minuti che trascorsi accanto alla fossa non udii nessun lamento.
Dichiarazione giurata di Hermann Friedrich Graebe, ingegnere tedesco, davanti al tribunale alleato di Norimberga”.
Cfr. Enzo Biagi, Seconda guerra mondiale op. cit.n.31, pag.329

Durante l’avanzata dalgiugno al dicembre del 1941 all’euforia per la vittoria, si unì l’euforia per il sangue: all’ orgia nazista, una putrefatta ideologia della morte, parteciparono esercito, polizia e autorità civili tedesche.
I dissensi che provenivano da alcuni generali dell’aristocrazia prussiana erano flebili voci, non sempre contraddistinte da azioni pratiche sul campo.
Il day by day della guerra in Urss era all’insegna di chi massacrava maggiormente i più deboli: ad un certo punto gli alti comandi proibirono ai soldati tedeschi di mandare fotografie dei massacri.
“Il 5 ottobre 1942 il mio capo operaio e io ci recammo direttamente alle fosse.
Udii una rapida successione di spari dietro uno dei mucchi di terra.
Le persone scese dagli autocarri – uomini, donne, bambini di ogni età – per ordine di un milite delle SS che impugnava una frusta da cavallo o da cane, erano costrette a spogliarsi e collocare ordinatamente gli abiti (…)
Senza piangere o gridare la gente, nuda, se ne stava in gruppi divisi per famiglie, si baciava e salutava in attesa del segnale di un altro milite delle SS, anch’esso con una frusta, che stava vicino alla fossa. Durante i quindici minuti che trascorsi accanto alla fossa non udii nessun lamento.
Dichiarazione giurata di Hermann Friedrich Graebe, ingegnere tedesco, davanti al tribunale alleato di Norimberga”.
Cfr. Enzo Biagi, Seconda guerra mondiale op. cit.n.31, pag.329

L’esercito tedesco era mal ridotto e si dice che avesse imparato la pratica locale di segare le gambe dei morti, per disgelarle su un fuoco, così da levare gli stivali ai cadaveri.
Nel suo libro” Fronte Orientale “(op.cit.), Omer Bartov descrive come la mancanza di un vestiario invernale adatto contribuisse fortemente a rendere più acute le sofferenze dei soldati. “Gli uomini della 12a divisione, ad esempio, portavano ancora all’inizio del terribile inverno russo, le uniformi indossate all’inizio della campagna”
Il comando si limitò a consigliare di imbottire le divise con dei giornali, ma anche la carta scarseggiava.
La fiducia nella vittoria finale non era venuta meno fra le fila della Wehrmacht. Però, così come Hitler aveva sottovalutato i sovietici, così Stalin fece lo stesso errore presupponendo che i tedeschi, con la mancata presa di Mosca, fossero in procinto di essere cacciati dall’Unione Sovietica.

1942 VERSO IL CAUCASO
Il 22 agosto venne annunciato a Hitler che la bandiera della croce uncinata sventolava sul picco all’Ovest dell’Elbrus, alto m. 5.633.
Era la più alta cima del Caucaso, i super – uomini tedeschi avevano fatto il loro dovere.
Il Führer, però, era tutt’altro che soddisfatto e la croce uncinata, infatti, avrebbe già dovuto sventolare su Stalingrado; il folclore di quell’impresa non fece altro che imbestialire il Piccolo Caporale.
Puntare su Stalingrado era l’obiettivo dell’Operazione Blu.
All’inizio la scelta era parsa di secondaria importanza quale obiettivo strategico, ora era diventata un obiettivo da centrare al più presto.
Fu la caduta di Rostov ad aprire la via del Caucaso ai nazisti, poi vi furono le avanzate di Von Kleist ai piedi delle prime montagne caucasiche vicino a Majkop, centro importante di giacimenti petroliferi.
Quando i tedeschi arrivarono a Majkop ebbero però una brutta sorpresa; i sovietici avevano fatto calare centinaia di tonnellate di cemento nei pozzi.
La tattica della “terra bruciata”, insieme alla resistenza ad oltranza fra le macerie, stava diventando un incubo per la sicumera nazista.
Verso Stalingrado la terra andava conquistata palmo a palmo, isba per isba.
Un fascista belga – vallone, al seguito della crociata universale anticomunista, era convinto che la guerra fosse finita.
Tutto era stato ripulito.
Avrebbero incontrato sui fiumi sacri del Tigri e dell’Eufrate le truppe africane del maresciallo Rommel, provenienti dal Canale di Suez (…)
Era un sogno di onnipotenza, partorito dalla mente vulcanica e criminale del Führer, che aveva fatto breccia fra gli ascari dell’anticomunismo militante e sterminatore.
I sovietici, invece, resistevano e il fatto costò il posto al Maresciallo List.
Chi invece sembrava avere il vento in poppa erano i panzer della seconda Panzerarmee del generale Hoth, che procedette lungo il Don in direzione di Stalingrado.
Hitler, però, voleva chiudere la partita, aveva fretta, a Berlino si cominciava a dubitare delle doti infallibili del Piccolo Caporale.
Certo la corsa verso l’oro nero del Caucaso era essenziale, ma rischiava di essere poi incontrollabile tutto il resto del fronte.
Hitler, quindi, fece questa analisi.
Le forze corazzate tedesche avevano accerchiato nella sacca di Izium 20 divisioni nemiche e avevano fatto prigionieri 240.000 uomini.
Stalingrado ormai era conquistata, bisognava mandare la 4a divisione Panzer lungo il corso inferiore del Don ad aiutare Von Kleist a raggiungere il petrolio del Caucaso.
In Crimea Von Manstein si era impadronito di Sebastopoli.
La 4a divisione Panzer si dirigeva verso Stalingrado seguendo il corso del Don.
Fu un errore fatale del Piccolo Caporale.
Aveva impedito a Von Kleist di prendere Stalingrado a luglio.
Il blitzkrieg era ormai un ricordo, le tattiche militari dovevano forse cambiare, non tutto poteva essere ottenuto con la volontà e il sangue.
Dopo il siluramento in serie dei generali Hitler rimase al comando del gruppo armate A, che doveva occuparsi del Caucaso, mentre i sovietici ricevevano aiuti consistenti dal Turkistan per proteggere i pozzi di Groznyj.

Il partito comunista e lo stato, non avrebbero potuto sopportare da soli una situazione così disperata.
Stalin , non era più quello del 1937, secondo la vulgata nazional – comunista, la sopravvivenza fisica del popolo passava da un mandato incondizionato alla crudeltà e alla ferocia staliniana.
“Ubi maior minor cessat”, in quella situazione la necessità del vivere diventò la virtù del marxismo – leninismo – stalinismo.
Hitler, però, oltre a ribollire di rabbia perché l’Operazione Blu si era fermata a mezza strada, non aveva perso le speranze della vittoria contro il comunismo.
Il bilancio dell’offensiva era, però, poco tranquillizzante.
Dal 28 giugno la Wehrmacht aveva perso 70.000 uomini e 250.000 risultavano dispersi e feriti.
Di chi la colpa?
Secondo i generali e i marescialli della vecchia scuola prussiana, quelli che comunque si erano ben guardati dal materializzare politicamente il dissenso verso la politica di sterminio dei nazisti in Russia, era stato sottovalutato ampiamente il nemico.
L’ OKW non sembrava scosso da contraddizioni insanabili al suo interno.
In fondo, formalmente, seppur con qualche reticenza, il genio militare di Hitler era ancora riconosciuto, visto le vittorie fin lì riportate.
Sotto le apparenze, però, nessuno poteva essere così cieco da non vedere che Hitler, proprio Hitler, aveva disperso le sue truppe volendo realizzare obiettivi smisurati, quali l’attraversamento del Volga e la conquista del Caucaso.