Gli 800 milioni stanziati da Biden per far arrivare al popolo ucraino droni, missili terra aria,e tutto lo scibile dell’arsenale di guerra basta e avanza, per aiutare un coraggioso popolo che si batte contro l’aggressore.
Il parlamento italiano ha approvato un ordine del giorno che prevede di aumentare la spesa militare di ben 13 miliardi, soldi degli italiani non investiti in spese correnti per sanità, scuola etc.
(L’emendamento per l’aumento della spesa militare è targato Lega, che da amica di Putin, è diventata amica dell’Occidente.)
Se questo è per stare nell’idea di un Europa del Recovery plan, che con il riarmo,oltre a costituire l’esercito europeo rilancia il Pil e profitti post pandemia, il calcolo da bottegai liberali con stratosferico debito pubblico coincide con la normale prassi das Kapital.
Ma gli interventisti sono anche di sinistra, ognuno ha la sua opinione.
Se anche Paolo Mieli alla Sette ha citato il partigiano Smuraglia 99 anni, che ha avallato gli aiuti militari all’Ucraina siamo tutti nel politicamente corretto.
Non è vero, però,che tutta la sinistra che non sta idealmente con la Nato sia pilatesca.
Senza ricorrere a bizantinismi filo putiniani, c’è anche chi vuol battersi contro la sostanza dell’imperialismo in queste circostanze: la guerra.
Solo che c’è modo e modo diceva Orazio.
Una sana vocazione idealistica a schierarsi con la democrazia contro la guerra è un dato di fatto che a sinistra ha sempre unito più che diviso, ma l’ interventismo armato rimane una vaccata immane, di una vanagloria immonda.
Perchè ogni tentativo di evocare la Resistenza italiana che aspettava gli aiuti dal cielo di Gran Bretagna e Usa dal 1943 al 1945 è storicamente un parallelismo tirato per i capelli.
Così come ricordare Salvador Allende sul balcone della palazzo della Moneda, per rimembrare un Zelensky in mimetica,forse è fuori da ogni interpretazione storica accumulata nel tempo.
Gli italiani con l’elmetto in testa, virtuale, che si azzuffano con quelli del “voi dove eravate nelle precedenti guerre”, poi è interessante solo per chi guarda la guerra e crede che la sua opinione sia decisiva per la cultura del suo tempo.
Una presunzione da palloni gonfiati.
La volontà di potenza della doxa su Fb si scontra con un episteme difficile da intercettare; non sanno cosa fare Putin e Zelensky, ma sanno cosa mandare in armi quelli che già prefigurano una terza guerra mondiale.
Profeti di sventura una volta, portasfiga nella Treccani del lessico familiare calcistico da qualche anno.
Se Putin minaccia la guerra nucleare, dico agli interventisti,fare la colletta ideologica per mandare armi in Ucraina è patetico, irrilevante è un sognare un ” c’ero anch’io” sul fronte della lotta al male assoluto del neo nazista, non di nome, ma di fatto Valdimir Putin.
Perchè allora la butto lì, spero non in vacca, non organizzare uno sciopero generale europeo contro la guerra d’annessione dell’Ucraina da parte dell’imperialismo dei nuovi Romanov?
La cosa più impressionante, per me è che l’appello del papa a finire l’inutile strage sia passato in cavalleria quasi che, per dirla alla Giuseppe Stalin, il papa non contasse niente per il fatto che non possiede manco una divisione.
Oppure si confonde” il potere nasce dalla canna del fucile” di Mao,con il “mettete dei fiori nei vostri cannoni dei Giganti.?”
Ma la sinistra che viene da lontano non sosteneva che era meglio tramutare la guerra imperialista in lotta di classe?
Con una precisazione doverosa.
Gli antifascisti normali, che vanno dall’Anpi ai sindacati confederali e di base, fino agli anarchici, pur con differenze ideologiche sono contro la guerra,ed è inutile che si voglia trovare una purezza ontologica che giustifichi l’armamento dell’Italia contro i bisogni degli ultimi del fronte interno, profughi e migranti inclusi.
Indebolire Putin con sanzioni è compito dei governi,fare la guerra purtroppo è compito dei generali, morire sul campo è il solito compito dei proletari senza rivoluzione,ma manco senza riforme.
Guerra alla guerra in senso culturale, mi sembra la cosa migliore, rifiutare l’escalation, premere per il negoziato con la mobilitazione dell’opinione pubblica democratica e antifascista forse è la cosa migliore.
NB. Senza tante piaggerie autoreferenziali ci sono persone poco comuniste, poco filo atlantiche, cani sciolti della speranza e della pietas, che accolgono i profughi e che si danno da fare con il volontariato. Lo fanno anche per i neri dell’Africa, senza bisogno di sofisticate teorie di politologi di ultima generazione, che sui social ignorano che il loro discettare urge dell’aiuto del compagno Zingarelli.
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