Viene trattato con la dovuta deferenza il trentennale di Mani pulite.

Proprio per affermare che dopo 30 anni,visto anche il pasticcio dei partiti sul Mille proroghe, siano tornati al punto di partenza: le lobbies pensano a se stesse passando per la burocrazia partitocratica.

Nel febbraio del 1992,il pool di Di Pietro,Davigo,( rinviato a giudizio dalla procura di Bescia),Colombo etc della Procura di Milano, mise sotto inchiesta migliaia di politici e imprenditori,le patrie galere si aprirono per gli intoccabili.

Le cifre parlano da sole:3.200 richieste di rinvio a giudizio,1.254 condanne,solo 269 proscioglimenti e 161 assoluzioni: una vera rivoluzione nella classe dirigente del Paese.

Tutto iniziò da Mario Chiesa e dalla mazzetta al Pio Albergo Trivulzio.

Vi furono inoltre decine di suicidi, e cadde di fatto la prima Repubblica dei partiti che aveva fatto,nel bene e nel male,dell’Italia la quinta potenza industriale del mondo.

Da lì si scoprì che per gli imprenditori italiani pagare la mazzetta ai politici per avere mano libera nell’intrapresa era come bere un caffè: una consuetudine consolidata che finiva nel finanziamento illecito dei rappresentanti del popolo.

Era il delirio delle tangenti governate dalle segreterie dei partiti,con la piccola imprenditoria sempre più taglieggiata dalla partitocrazia,termine coniato da Marco Pannella fuori dall’abbuffata.

La figura politica più grande che pagò per tutti fu Craxi,il Psi si disintegrò,il PCI – Pds si salvò grazie al compagno Greganti ” un de quei che parlen no”.

La DC piano,piano ,si sfaldò con tutto il pentapartito,la balena si era spiaggiata nella baia della seconda Repubblica.

Il filosofo Hegel ha scritto che gli uomini fanno la storia,ma non hanno coscienza di farla: Mani pulite è stata nella coscienza comune la rivoluzione che per la prima volta ha messo in galera quelli che giravano con l’auto blu.

Fu vera gloria?

L’ardua sentenza dice di sì,ma come risaputo e detto in varie occasioni l’Italia da allora non è cambiata di molto…

Anzi è peggiorata, perché non cresce più,mentre negli Anni Novanta la ricchezza cresceva ancora del 15 per cento.

Nell’anno di grazia 2022 mafia,corruzione,collusione con la politica hanno ancora un peso rilevante nel rapporto fra furto di denaro pubblico e pubblico interesse.

Nel 1992 si diceva, ” tutti rubano”,oggi si dice quasi la stessa cosa.

Populismo e demagogia,certo,sconcerto sfascista e qualunquista pure, ma oggettiva cocente delusione per il rapporto fra cittadini e potere.

Sulla questione sono stati scritti e riscritti centinaia di libri,una cosa rilevante sull’argomento l’ha fatta notare Marco Travaglio.

Mani pulite fini non quando si era in procinto di prendere i pesci grossi,ma quando nella rete cominciarono a cadere i pesci piccoli,dixit il Travaglio.

Il giustizialismo, così,avrebbe preso una strada polpottiana inglobante il modus vivendi della società civile:chi è senza peccato scagli la prima mazzetta,aggiungo.

Anche questo, però, è vero a metà.

Il 23 maggio del 1992 vi fu l’attentato a Giovanni Falcone,il 19 luglio quello a Paolo Borsellino, l’attacco al cuore della democrazia venne dalle forze più oscure e reazionarie.

Mani pulite non fu quindi solo una questione di soldi,di tangenti,di truffe,raggiri,menzogne,da parte di uomini dello stato,ma fu un periodo costellato da stragi,infiltrazione di servizi,la solita e ripetitiva faida all’italiana.

Si noti che il pool di Mani pulite tentò di far fronte comune con i giudici siciliani nella guerra contro l’intreccio mafia – politica.

E se c’è un problema che non è mai stato affrontato è quello che vede anche oggi la classe politica, sempre più screditata, flirtare con una imprenditoria pubblica e privata ove gli interessi si perdono nell’alto dei cieli degli interessi di parte,luridi,mafiosi,fascisti.

Una parte dei nostri imprenditori,infatti, persevera impunemente nella politica dei bassi salari e licenziamenti e delle scorciatoie alla “Mani pulite”, vedi pure le ultime vicende sul superbonus per l’edilizia come ultimo esempio di malaffare,senza parlare del caporalato e del lavoro nero sotto tutela criminale

E quando Bettino Craxi, che aveva difeso la causa palestinese vs. gli americani a Sigonella, andò in procura a Milano davanti a Di Pietro,cadde non solo lui,ma una parte di quella democrazia formale conquistata a fatica dopo la guerra da parte dei partiti antifascisti.

Ma la colpa non fu dei giudici, come si continua a declamate da quella destra che trovò nel berlusconismo il sentiero della redenzione e della libertà di farsi i fatti propri.

Oggi la corruzione non prevede correzione perché la storia manca di personalità tragiche,ma vere.

E il discredito verso la politica è universale anche per chi,quando c’era Tangentopoli,era in fasce.

Non è bello.

Completamente gratuito dal 18 al 22 febbraio