La frase è tratta da un articolo sul Corriere della sera dal titolo” Uscire dal tempo del rancore” di Franco Arminio,poeta e giornalista.

Tutto l’articolo è la constatazione di quanto odio represso stia uscendo dalle viscere degli italiani brava gente.

Secondo l’autore per riportare l’Italia ad essere una repubblica fondata sul lavoro dovremmo immergerci in un’opera di volontariato, per sottrarre rancore al corpo sociale.

Un po’ generico,si dirà,ma che un giornalista e studioso usi la poiesis è sacrosanto;manipolare sapientemente il sentire comune è un ‘arte.

Che l’Italia sia diventato il paese della cattiveria, dell’acrimonia,della depressione umorale,delle nuvole nere anche quando il cielo è azzurro,lo si sente dire da un pezzo,proprio dalla vulgata della società civile.

Basta che un tuo conoscente o amico sia stato all’estero, anche in tempo di Covid e che ti dica che sì, anche in Francia,Inghilterra,Germania, Portogallo,faccio per dire,ci sono problemi per pandemia ed economia;ma non c’è il clima da guerra di tutti contro tutti che c’è in Italia.

Valutazioni empiriche e sensibili non generalizzabili, se non da stereotipi di maniera tipo ” noi italiani siamo così”,valgono per quello che sono: sensazioni a pelle.

Però è anche vero che quando vai all’estero non trovi la nevrosi italica verso tutto e tutti,anche se il”tutto il mondo è paese” rimane incontestabile.

A tutti viene da pensare che in generale si stava meglio quando si stava peggio.

Quando si era più poveri,ma più dignitosi e meno pretenziosi e volgari,più chiassosi, ma meno rancorosi.

Cosa è accaduto nel paese dove “stamo meglio noi che nun magnamo mai”?( cfr. I Vianella).

Il poeta autore dell’ articolo esorta a fare cessare l’ emergenza emotiva,a riconsiderare la vita non attraverso sentenze denigratorie e accusatorie verso tutto e tutti.

Mi viene in mente che alcuni filosofi e intellettuali hanno indicato nella crudele ed empia esecuzione di Aldo Moro il cambio di sguardo dell’ego italico verso l’ alterità. Senza stato si diventa tribali,,diceva T. Hobbes.

Altri ricordano la scomparsa delle lucciole di Pasolini,la fine della identità proletaria contadina, l’urbanizzazione nella bagarre del consumismo.

Potremmo dare avanti per mesi.

Personalmente sono schifato dal fatto che Liliana Segre abbia bisogno di girare con la scorta:sia nel Giorno della memoria, che del Ricordo.

Inutile buttarla solo in politica.

Anche se la delusione per quello che è accaduto e non accaduto dal terremoto di Mani pulite è finita in un’immobilità corrosiva per le istituzioni.

Così una delusione dopo l’altra ha portato alla diffidenza reciproca non solo nel rancore istituzionale, ma nella disillusione generale.

Insomma non è la prima volta che ci chiediamo davanti anche a fatti banali ” ma cosa è accaduto, perché c’è così tanta cattiveria?

No,forse non siamo più cattivi di una volta,presuntuosi,boriosi stupidi nelle classi che dovrebbero dare il buon esempio, sì.

Ma ricordando sempre la saggezza cinica di Giulio Andreotti, possiamo dire che il mondo non si divide in Angeli e Demoni,ma in comuni peccatori.

Se ci considerassimo normali non saremmo italiani.

E i 150.000 morti della pandemia non hanno cambiato nulla.