Con una risultato di 759 voti Sergio Mattarella è stato riconfermato presidente della Repubblica.

Aveva altri piani,the president,ma poi ha accettato l’invito dei falliti della politica che erano disperati al punto di rinunciare al week -end.

Dopo Napolitano nel 2013,per la seconda volta, il Parlamento va oltre il mandato costituzionale dei sette anni per manifesta impotenza ad eleggere un nuovo presidente di alto profilo garante dell’unità nazionale.

Il governo delle larghe intese ne esce indebolito,non avendo avuto la forza di candidate Draghi,per paura di andare a elezioni anticipate.

Tutta la classe politica ha dato prova di nullità tattica e strategica.

Da Bolzano a Lampedusa il grido di dolore e’ stato unanime verso la classe politica:buffoni,pagliacci, incompetenti,perdigiorno,figli di…eccetera.

Dagli stessi palazzi, da destra a sinistra, l’autoflagellazione è stata di rito:stiamo dando dell’Italia un’immagine pessima,il caos è immanente.

Poi oggi pomeriggio la salita al Colle dei capigruppo parlamentari,senza Fdi, la telefonata di Draghi al Quirinale, l’accordo fra i partiti.

Tutto così rimane uguale,almeno fino alle elezioni del 2023, così come auspicava la maggioranza degli italiani.

In settimana il qualunquismo sedato da una buona educazione civica ha rimesso in pista il già visto:vaffa per tutti i fallimentari attori del presente, compreso Grillo e i 5stelle ex detentori del brevetto.

Ma è un conatus di rigetto,che non conta un fico secco.

In fondo,in fondo se non hai il Covid o altro,se non devi destreggiarti su un’impalcatura,se non sei in mezzo al mare al gelo o in un campo di pomodori a morire di fatica, la vita istituzionale della Repubblica,nel bello e nel cattivo tempo,ti può coinvolgere come passatempo in attesa di Sanremo o di vedere Vlahovic con la Juve.

Questa è la vera forza dei grandi elettori: il Razzi pensiero,il” fatti i fatti tuoi”, ha trionfato nella banalità in modo trasversale , anche se fa piangere l’ipocrisia dei partiti, che ora si intestano il merito della rielezione con pacche sulle spalle per il pericolo scampato.

Dopo il flop del centrodestra sul nome improponibile della Casellati , indicativo del fallimento di mister Papeete,che voleva dare un segnale al governo perché lui voleva il primato sulla Meloni, lo stesso Capitano ha perorato il ritorno al Colle di Mattarella.

Da qui la svolta anche di Tajani per Forza Italia,di Conte per i 5 stelle,mentre PD e sinistra in genere non potevano fare altro, perché vista la mal parata il democristiano Sergio Mattarella era il candidato più degno.

Comunque il ruolo di cortigiano,burattino o burattinaio è sempre meglio della sciagura di turno:essere cittadini normali fuori dal dualismo cosciotto di maiale e trancio di pesce spada che si consuma al ristorante dei grandi elettori a prezzi calmierati.

In termini meno culinari.

Il macigno su questa elezione è stato semplice: la riduzione di deputati e senatori dopo le elezioni del 2023 manderà a casa più di 300 parlamentari.

Andare a casa subito per il peones anonimo di Montecitorio significa perdere 12 mensilità e future prospettive.

La legislatura comunque vada,sembra in serio affanno, l’inferno della politica di Palazzo si spera non porti maggior caos nella società civile già provata di suo.

Dal niente non nasce niente,e questi sono nell’insieme un nulla terrificante, per chi crede nella democrazia.

La Meloni voleva andare a votare perché a questo punto potrebbe pure vincere le elezioni,la sua coerenza di donna di estrema destra è intatta.

Giorgina adesso chiede la rifondazione del centrodestra,Salvini e Giorgetti un rimpasto a Draghi,Conte se la vedrà con Di Maio…….e i grandi elettori con il trolley hanno lasciato Montecitorio.

Vai Sergio…