Nonostante l’Italia, secondo l’Ocse, sia la locomotiva del mondo occidentale per aumento della produzione, 6,3 per cento, a perdere il treno sono i soliti tagliati fuori: poveri, disoccupati,precari etc.
Ma attenzione al nuovo fenomeno nazionale e internazionale del mondo del lavoro salariato che si chiama “Grandi dimissioni”
Dall’inizio dell’anno sono 770 mila i lavoratori a tempo indeterminato che hanno lasciato il posto fisso.
Negli Stati Uniti addirittura 4 milioni, ma lì la mobilità from the east to the west è fenomeno plurisecolare.
Ho preso alcuni dati da un articolo di Luigi Manconi su Repubblica sempre bene informato sui movimenti sociologici in atto.
Le osservazioni che si possono fare su questi dati portano alla solita conclusione.
L’Italia è un paese di pazzarielli con il 29,3 per cento di disoccupazione giovanile, 2,3 milioni di disoccupati,5 milioni di poveri,ma con centinaia di migliaia di persone che, seppur consci di questi numeri,rinunciano lo stesso ad un reddito sicuro.
La pandemia,infatti,si dice nell’articolo sopracitato, avrebbe messo la dialettica vita / morte al primo posto nella classifica dei bisogni.
In altri termini,e il caso italiano è questo, vale la pena alzarsi alle 6,preparare i bambini per la scuola,correre in ufficio,per uno stipendio che per le donne è tra i più bassi d’Europa,quando poi il tempo del vivere è sempre più precario?
Oppure, se si calcola che in questi due anni la gente ha risparmiato sui consumi a seguito dei prolungati lockdown, si verifica il fenomeno che è meglio fuggire dall’alienazione di lavori faticosi,pericolosi,sottopagati,piuttosto che diventare robot senza intelligenza artificiale e tirare avanti con qualche risparmio?
Il problema è filosofico?
Non direi.
Se non hai mezzi per campare,mi sembra che il lavoro oltre ad essere una dannazione biblica è anche il modo in cui da sempre i proletari campano.
Quindi chi si licenzia da un posto fisso o trova nell’arte di arrangiarsi l’eterna giovinezza, tenta di fare un lavoro appagante,che non dà molto economicamente,ma ti rende migliore la vita sempre più insicura.
Per Manconi il solito Marx aveva visto giusto: non è l’uomo a guidare la macchina,ma e è la macchina produttiva che fa schiavo il genere umano.
Giusto, ma non si può ricordarlo una tantum,.
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