Brano tratto da 1939 – 1945 Il racconto della guerra giusta Vol. I Pierluigi Raccagni

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1940. UN GIOCO PIUGRANDE DEL DUCE

Benito Mussolini con l’attacco alla Grecia del 28 ottobre del 1940, anniversario diciotto della Marcia su Roma, entrò in un gioco più grande di lui e non ne seppe più uscire.

Come sottolinea Giorgio Candeloro nella sua Storia dell’Italia Moderna: “L’aggressione alla Grecia fu un fatto non meno ripugnante dell’attacco alla Francia” (…) e “la guerra contro la Grecia fu uno dei più gravi errori politici e strategici compiuti da Mussolini e dai comandi militari (…)”.

Il susseguirsi di errori di valutazione in Francia o nell’attacco alla Libia furono nulla in confronto all’avventura in terra ellenica.

Questa volta non solo l’Italia uscì a pezzi dal punto di vista del suo prestigio (falso e retorico) di grande potenza, ma portò il rapporto fra italiani e tedeschi ai primi segnali di rottura.

Non certo per colpa dei tedeschi.

Come abbiamo accennato in precedenza, Hitler nel luglio del 1940, durante il fallito tentativo di sbarco in Inghilterra, si era orientato ad attaccare l’URSS prima che finisse la guerra con la Gran Bretagna.

Hitler si contraddisse più volte sulla questione dell’attacco a est.

Era il suo obiettivo strategico fin dal 1925 quando nel Mein Kampf scrisse: “Quando oggi parliamo di un nuovo territorio in Europa dobbiamo pensare in primo luogo alla Russia e agli altri stati limitrofi suoi vassalli…il colossale impero dell’Est è maturo per il crollo, è la fine del dominio ebraico in Russia (…)”.

Una delle ragioni addotte nell’agosto del 1940 da parte dei generali del comando supremo tedesco per dissuadere Hitler da un attacco a Est entro l’anno, era stata determinata dalla necessità di assicurare un assetto stabile nei Balcani.

Si aprì in questo modo la questione romena.

Hitler era convinto che la Romania fosse importante, anche se era sotto l’influenza sovietica per il trattato nazi-sovietico del 1939.

Le risorse naturali del territorio, la posizione strategica al confine meridionale dell’URSS, con la fine del 1940 diventarono un obiettivo per il Terzo Reich.

Il 30 agosto del 1940, in quello che possiamo definire il periodo diplomatico-politico di Hitler, fu firmato l’accordo, un vero e proprio diktat, che imponeva nuovi confini a ungheresi e romeni.

Il diktat firmato da Ribbentrop e Ciano non solo allungava l’ombra del nazi-fascismo sull’Europa, ma era da considerarsi un vero posizionamento dei tedeschi per un futuro attacco a est.

Che qualcosa stesse maturando nella testa del Führer era chiaro.

Mussolini, che si credeva un politico di razza, capiva che il nazismo ormai aveva l’egemonia sull’Asse dettata dall’organizzazione e dalla radicalità che Hitler materialmente metteva nella sua concezione della guerra per il trionfo del fascismo internazionale.

Mussolini ne era abbagliato,ma anche impaurito, soprattutto sapeva che i tedeschi non facevano finta..

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