Sir Winston Churchill sosteneva che gli italiani perdono una partita di calcio come perdessero una guerra.
E perdono la guerra come perdessero una partita di calcio.
Il liberal conservatore Wiston non aveva ancora visto il fenomeno hooligans a Bruxelles nella finale di Coppa Campioni fra Juve e Liverpool.
Nel senso che tutto il mondo non solo è paese.
Ma e’ pure palese che soprattutto l’epica calcistica intriga la storia e la cultura delle Nazioni.
Così l’articolo sul Corriere della Sera di Aldo Cazzullo,” Il calcio maestro di vita”, che si riferisce al tracollo della nazionale di Mancini nelle qualificazioni Mondiali del Qatar dove il calcio italiano è andato in crisi, vuol essere una metafora della nazione.
Ma,secondo me,e’ una filosofia della pedata scontata e risibile.
Il bravissimo tuttologo pluridecorato Cazzullo che ha scritto e scrive su tutto ,dalla storia di Lotta continua alla Prima guerra mondiale,sostiene che il declino della nazionale è tipico della mentalità italiana:quando ci sentiamo troppo sicuri inevitabilmente perdiamo.
Nel calcio e pure con il Covid, dice il nostro vate.
Ci mancava..
Quando a maggio Bonucci andò a trattare con la Questura per sfilare in corteo a Roma i contagi erano più di diecimila al giorno, cioè quanti sono oggi i dati che fanno pensare al peggio.
Forse il problema sta anche nell’enfasi nazionalista con la quale fu accolta dalla pubblica opinione la vittoria azzurra all’Europeo,nella sbornia collettiva che nel calcio vincente vide la rinascita del paese di cui il super giornalista tesse’ le lodi.
Allora gli azzurri erano tutti eroi,tutti pronti alla morte come da inno.
Non è la storia maestra di vita,ma il calcio,conclude il filosofo della pedata.
Ma non è vero né in Italia, né altrove e certamente si spera sia una battuta.
Che poi quando il Celtic di Glasgow cattolico e indipendentista,incontra i Rangers Glasgow protestanti e unionisti ci scappi pure la guerra è la stessa cosa di quando si incontrano Brescia e Atalanta,Roma e Lazio,guerre civili di stracittadine e di paese, come in quasi tutti i derbies calcistici del mondo.
Le storie epiche del calcio in Scozia,tanto per fare un altro esempio a braccio,risalgono alle guerre di religione…
Siamo al cospetto dei tanti esempi che illustrano che il calcio è un contenitore di passioni e di drammi che comunque rimangono marginali nella Kultur delle Nazioni.
Chi ama e segue il calcio sa che sbagliare due rigori contro una diretta avversaria non è cosa buona e giusta.
Le considerazioni tecniche e calcistiche sull ‘argomento rientrano a giusta ragione nella cronaca sportiva.
Naturalmente la metafora guerriera,antropologica,storica,artistica sta nel DNA di ogni azione umana competitiva,soprattutto nello sport.
E quindi il calcio è romanzo popolare per definizione.
“È stata la mano di Dio,”di Sorrentino è, a proposito di metafore,un’altra cosa..
E poi magari ricordarsi di Gianni Brera o Ghirelli e la loro storia del calcio, prima di scrivere frasi fatte in quantità industriale,non sarebbe male.
Per finire: a forza di cercare metafore e aforismi sul calcio magari si perde di vista il semplice e insieme complesso senso della vita quotidiana.

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