È solo uno dei soliti sondaggi estemporanei di Pagnoncelli, che comunque dal punto di vista sociologico non è da buttare.

In sintesi:secondo il sondaggio su 4.000 intervistati solo l’8,2 per cento degli operai vota Pd,mentre il 28,7 per cento vota Lega.

Il PD risulta il partito della classe dirigente e dei laureati nelle città,mentre nelle campagne è forte il leghismo.

Per farla breve:il partito storico della sinistra,quello di Gramsci,Togliatti,Longo e Berlinguer, ha divorziato dalla classe operaia e dai giovani proletari, ma trionfa fra pensionati e laureati.

Non è una novità,anzi è una vicenda che dalla cronaca e già passata alla storia.

Intelligenze artificiali,robotizzazione delle mansioni,scomparsa di lavori,scomparsa di fabbriche,globalizzazione, delocalizzazione…

Gli operai non sono più il soggetto storico dell’emancipazione,vista la trasformazione dei mezzi di produzione e la seguente atomizzazione della stessa classe operaia.

Per cui i dati, seppur parziali e opinabili,ci dicono quello che tutti sanno: la moderazione del PD, ultradecennale,non ha certo ripudiato del tutto la tradizione democratica di tanta parte di italiani,ma ha avvicinato a sé ceti di riferimento avulsi dalla storia del movimento operaio.

Tanto che se anche il partito di Letta è il primo partito italiano pro tempore, con la sinistra storica socialista c’entra poco.

La sinistra di piazza infatti,quella delle autonomie proletarie dell’associazionismo antagonista, dell’ambiente,del LGBT, l’unica sinistra del paese fra mille settarismi..malinconici revival neo stalinisti,settarismi a go – go,come detto in altre sedi,unita contro la mediocrità del nostro sistema capitalistico, è extraparlamentare di fatto.

Si dirà,giustamente,che anche in Francia,Inghilterra,Germania,Stati Uniti e in genere paesi occidentali,la sinistra parlamentare ormai è quella del politicamente corretto e del liberal democratico.

La sinistra parlamentare italiana ha fatto la fine che ha cercato:elitarismo culturale,diritti civili,( che non riesce poi a portare a casa,vedi ddl Zan e ius soli), poca assonanza con il nuovo proletariato, che si astiene,oppure, come palesato da sondaggio, vota Lega più che M5S e Fdi.

Ma lavoratrici e lavoratori manuali,i prestatori d’opera dispersi,non sono una nuova classe?

E il nuovo PD non doveva riprendersi i territori,non doveva riaprire le sezioni,non doveva riportare i proletari alla coscienza di sé fuori dai social e TV?

Gli immigrati, che dopo la fase acuta della pandemia si sono impoveriti,non dovrebbero trovare nella sinistra un riparo dalle sciagure della mattanza capitalistica in modo naturale?

Nel parlamento, vi è un vuoto di rappresentanza degli espropriati,che il labile e timido riformismo PD non riesce a colmare.

Così anche la socialdemocrazia rimane zoppa: oggi un PD senza operai sarà pure il primo partito dei cittadini,ma solo di quelli che campano nel mondo di mezzo del mica male.

Siamo ai soliti discorsi,ma adesso non ci sono più dubbi

A forza di prudenza e tatticismi il socialismo e la democrazia muoiono proprio per quei lavoratori per cui erano stati pensati,elaborati,vissuti anche nella tragedia e nel dramma della storia.

Non ci sono più i comunisti di una volta ed è normale.

Ma nemmeno i socialdemocratici di una volta, considerato che persino D’Alema si augura l’avvento di una nuova ideologia di riferimento.

Il ticket tessera della CGIL o della Fiom per gli operai funziona se garantiti,se no a sinistra ci sono tessera dei sindacati di classe autonomi,voto a Sinistra italiana,Bersani,partiti comunisti vari,ma soprattutto una marea di cani sciolti.

Da proletari senza rivoluzione a proletari senza riforme,un passo indietro comunque.