Sono 25 anni che tutti i dati economici dicono che l’ Italia non cresce.

La vitalità simbolica delle cento e più medaglie delle Olimpiadi e Paralimpiadi,il 73 per cento di immunizzati nel paese dell’individualismo anarcoide, la ripresa del turismo,il salone del mobile a Milano simbolo del made in Italy, l’export a mille, hanno bisogno ora di una consacrazione definitiva dei mercati.

Con l’estensione del Green pass votato in CDM,che dovrebbe mettere in sicurezza definitiva salute e lavoro,l’Italia continua in emergenza la risalita dal disastro degli ultimi due anni dimenticando le magagne degli ultimi venticinque.

Pare una forzatura interpretativa,ma sembra proprio che il debito pubblico stratosferico,il ritardo tecnologico,la stagnazione della crescita siano una montagna da scalare dall’Italia non per i prossimi anni,ma per l’imminenza ,visto che anche il moderato Ferruccio de Bortoli sul Corsera scrive che”una parte del paese soffre un impoverimento drammatico”

Per questo le ammucchiate pannelliane, ora diventate governi di unità nazionale,sembrano il punto di forza archimedico sul quale puntare: tutti sotto coperta in attesa di nuove elezioni nel 2023 con una modernizzazione che passi attraverso un controllo sui tempi della riproduzione di ricchezza e sua distribuzione (quota 100, reddito c.,aumento della domanda,ecc).

Il Green pass, come stato di emergenza permanente, ( cfr.Cacciari) garantirebbe ai moribondi partiti senza idee il potere di intestarsi il risorgimento,senza cambiare in pratica nulla di sostanziale.

Garantire all’Italia quella credibilità che si affaccia nel contesto del post pandemia e che nasconde miseria quotidiana, povertà diffuse e disuguaglianze,queste sì strutturali, e’ il compito dell’attuale compagine governativa e pure della opposizione.

Solo che la rinascita auspicata,dipende da come la volubile Italia si saprà mostrare attraverso quelle riforme di struttura che sono dei tabù da sempre.

Riforma del fisco,della giustizia,del mercato del lavoro,dei trasporti,della scuola, della sanità,della cultura,dello spettacolo…insomma tutte.

Quindi il passaporto verde,evocativo di speranze, è un lasciapassare che di fatto tende a tracciare un confine fra caos e cosmo,fra disordine e ordine, nel palinsesto di un’Unione europea omologata nei mercati,ma artificiosamente diversificata nelle scelte politiche.

Confluire sul green pass come mezzo per evitare lockdown e disastri nei mercati è lecito, perché se l’economia vivacchia, tiene anche il Recovery Plan in debito.

Mario Draghi,dixit E.Galli della Loggia, è un De Gaulle semi presidenzialista che tutto amministra oltre i connubi di facciata.

Per la salute dei cittadini è evidente che l’obbligo vaccinale sembra la soluzione più drastica,ma più veloce.

Ma è di applicazione complicata comunque,non tanto per i no vax quanto per chi è ancora normalmente incerto:infatti c’è stata una notevole frenata anche per la variante di costituzionalità.

L’Italia così deve fare le riforme per avere i quattrini del Recovery,non perché le riforme siano in sé e per sé necessarie nel rapporto stato – società andato da tempo in vacca.

Bel colpo riformisti per caso.

E Draghi lo ha capito al volo, perché oggettivamente è il più abile a far quadrare i conti.