Il brano è tratto da “1939 – 1945 il racconto della guerra giusta “vol.1 la svastica sulla Europa di Pierluigi Raccagni.
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L’8 luglio del 1941 Hitler rese di pubblico dominio l’intenzione di radere al suolo Mosca e Leningrado.
Lo stesso Führer aveva detto a Jodl, Stato Maggiore della Wehrmacht: ”Basterà dare un calcio alla porta e tutta quella marcia impalcatura crollerà”.
Non era uno sbruffone, il Piccolo Caporale.
La famosa linea Stalin, un arroccamento che si snodava per 2.500 Km da Narva sul Golfo di Finlandia, per la sponda orientale del lago Peipus, per Vitebsk, il Dnepr fino a Kiev, di qui piegando verso Sud-Ovest, passava per Vinnycja e Humań, giungendo al medio-alto fiume Dnestr, che seguiva fino alla foce, non era certo una linea Maginot.
Verso il 16 luglio dopo aver conquistato 400 Km in profondità, nonostante l’eroica resistenza sovietica, i tedeschi impattarono contro le truppe trincerate sulla linea Stalin.
A metà luglio i nazisti erano al settimo cielo, il loro trionfo militare aveva dell’incredibile: tutto funzionava a meraviglia con la precisione di un orologio come si evidenzia qui di seguito: il 26 giugno il Gruppo Armate Nord aveva attraversato la Lituania e aveva occupato la Lettonia, marciando su Leningrado.
In agosto i tedeschi sfondarono la linea del Luga, occuparono Novgo- rod, poi conversero sulla città della rivoluzione d’ottobre.
In quella circostanza fu tagliata la linea ferroviaria fra Mosca e Leningrado. Il Gruppo Armate Centro, comandato dal Feldmaresciallo Fedor Von Bock, aveva raggiunto Minsk il 29 giugno.
I Russi, che avevano tentato un contrattacco vennero circondati, (400.000 soldati sovietici vennero fatti prigionieri).
In pratica i panzer tedeschi si aprirono la strada verso Mosca facendo un’operazione di accerchiamento anche a Smolensk. Il Gruppo Armate del Sud doveva convergere su Kiev.
A questo punto, inaspettatamente, nacquero dei dissidi non indifferenti fra l’alto comando della Wehrmacht e lo stesso Führer.
“Hitler riteneva che il primo obiettivo doveva essere Leningrado: im- padronendosi di questa città l’esercito tedesco avrebbe assicurato la protezione del suo fianco sinistro sul Baltico e avrebbe stabilito il contatto con le forze finlandesi.
Hitler inclinava invece a sottovalutare l’importanza di Mosca. Con acuto senso dei fattori economici del conflitto, tuttavia, voleva mettere le mani anche sulle ricchezze agricole dell’Ucraina e sul bacino industriale del Basso Dnepr.
I due obiettivi erano a un’enorme distanza l’uno dall’altro, e quindi ren- devano necessario uno sforzo su due direttrici del tutto separate (…)”. Cfr. Liddell Hart, Storia di una sconfitta, op. cit. pag. 301
Non si trattava di un dettaglio.
Oppure di una valutazione estemporanea di Hitler.
Il Piccolo Caporale temeva che l’avanzata su Mosca avrebbe portato i russi a ritirarsi verso est, sottraendosi in questo modo alla tattica e ai tentativi di accerchiamento tedeschi.
Brauchitsch e Halder, che volevano puntare su Mosca per dare la spallata decisiva all’Armata Rossa, alla fine si arresero.
Von Brauchitsch, presso la “Tana del lupo” nella Prussia Orientale, accolse Guderian proibendogli di accennare al Führer la questione di Mosca. L’operazione verso il Sud era già stata decisa. Si trattava solo di precisarne lo svolgimento. Ogni altra discussione era priva di senso. Il 21 agosto Hitler diede allo Stato Maggiore le seguenti direttive: “Le proposte dell’esercito circa le operazioni in Russia non si accordano con le mie intenzioni. L’obiettivo più importante prima che sopraggiunga l’inverno non è la conquista di Mosca, ma l’occupazione della Crimea e delle zone industriali e carbonifere del bacino del Donec; inoltre occorre tagliare i rifornimenti di petrolio russo provenienti dal Caucaso. Continua
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