L’industria dei likes ad ogni costo è inflazionata da papaveri e papere che parlano come intelligenze artificiose al servizio del consumo.
Da un po’di tempo in Italia c’è una crisi di sistema,ma il termine criticità riempie la bocca di giornalisti e politici dei vari talk show, che poi sbagliano l’indicativo imperfetto come asini che volano nel cielo della ignoranza infinita.
Il più diffuso è “credavamo” che inerisce a credevamo..
Una deputata altolocata del PD ha esordito a Rai news con un” aspettevamo” da gulag del Zanichelli ,cosi fan tutti..
Salvini mette likes ad agenti penitenziari che menano detenuti come alla scuola Diaz nel 2001, che rotolano nei reati con fervore agghiacciante,spera che rosari e Madonne lo portino a superare la Costituzione in nome della sacra famiglia perché tutti abbiamo una mamma.
Il linguaggio è l’essere e allora il politichese e lì che aspetta qualsiasi accidente per intervenire su tutto,giudicando vittime e carnefici come giocassero il derby del giudizio universale.
Con frasi fatte da funzionari della banalità che si spacciano per fini dicitori.
Sulle cose serie,salute e lavoro, si dicono cose classiche.
Sui vaccini e le varianti è ignoranza cosmica, preceduta dal classico “non sono un virologo”.
Sul reddito di cittadinanza “lo dico da cittadino, non da politico o giornalista …
…sono una persona normale che guadagna onestamente migliaia di euro al mese..( sottintendendo..il mio status deriva dal lavoro non dai sussidi a pioggia per tutti).
Non investire nella ricerca è ancora agghiacciante,ma, per favore, parlare di tassare i grandi patrimoni è “segno della criticità in cui si dibatte la sinistra comunista”.
Usare un linguaggio incisivo, regolatore dell’ossimoro cultura di massa,farsi trovare pronti nel fornire buone notizie che diano speranza per un’ora ,indicare nel calcio il mondo dei nuovi eroi,capitano mio capitano…ma lasciare che il marcio strutturale rimanga nel sottosuolo senza usare la arma della critica.
Questa è la dimensione retorico teatrale che vuole occultare quello che non piace al senso comune.
Non tutti sono così,per fortuna.
Ma la maggioranza dei comunicatori rasenta il crimine della disonestà intellettuale.
Se tutto ciò non è da imbecilli è agghiacciante, come quando Crozza imita Antonio Conte.

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