Il  2 giugno, festa della Repubblica, mio padre mi portava a vedere la parata militare a Milano; da piazza Firenze all’Arco della Pace.

Quando sfilavano i bersaglieri l’entusiasmo era contagioso,fra mille divisioni,comunque,era una festa popolare.

Anche se negli anni cinquanta un piccolo partito monarchico ricordava che il 2 giugno del 1946 i brogli dei repubblicani avevano mandato Umberto di Savoia, re di maggio, in esilio a Lisbona.

Oggi nessuno contesta la scelta repubblicana,ma c’è anche una nostalgia per l’opzione della Repubblica sociale italiana, quella di Mussolini dal 1943 al 1945

Inutile nasconderlo,quasi tutti i giorni il passato che non passa repubblichino torna d’attualità.

Si continua a dire che il neofascismo sia lo strumento che usa la sinistra per ricompattarsi.

Ma non si dice con forza che la repubblica della Linea Gotica era un governo fantoccio servo dei nazisti.

Almirante,ad esempio, viene celebrato con orgoglio anche oggi da nostalgie pure popolari che negano che i repubblichini collaborarono con i sacerdoti dell’Olocausto.

Chi è repubblicano dovrebbe essere anche antifascista,non è una questione marginale.( E’ stato pubblicato a proposito un intervento inedito di Norberto Bobbio per il 2 giugno 1976 su Repubblica di ieri).

La Repubblica del 2 giugno del 1946 fu fondata invece per il pane,il lavoro,la pace,la libertà.

I suoi padri erano il ghota della lotta al nazifascismo.

Se poi la storia ha vilipeso gli ideali sui quali è stata fondata, se la repubblica è diventata res – partes,se la corruzione è strutturale,non vuol dire che possiamo aver nostalgia della Repubblica criminale di Mussolini.

Almeno cosi pensavano nonni e padri che in quel 2 giugno votarono al referendum istituzionale.

Oggi niente parata militare,per fortuna, ma frecce tricolori senza assembramento.

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