Magari la prossima settimana la doxa, sempre opinione e quindi sempre variabile, riporterà il PD di Letta sopra i Fdi della Meloni nelle intenzioni di voto degli italiani, qualche decimale dello 0,5 dividono il partito di Letta da quello della Meloni. ( 19 % per entrambi e decimali di differenza).

E quindi tanto fumo e niente arrosto, tanto rumore per nulla.

Ma che in quattro anni il partito della estrema destra sociale, con un’identità forte anche sui territori, stia egemonizzando il variegato universo della destra può dire anche tante cose, sgradevoli per i democratici e la sinistra.

La prima è che il paese continua ad andare a destra, altro che pessimismo e ottimismo etc.

Il Covid e la crisi economica, dove la destra prima ha giocato il ruolo del no mask, no wax, e dopo Trump e la sua sconfitta si è messa nell’ordine europeo dei vaccini subito,non hanno alterato i rapporti di forza fra destra e sinistra a favore della prima.

La seconda è che lo sfaldamento dei Cinque Stelle, a sinistra non ha portato nulla, o quasi.

Quel 16 % e passa rimasto nello sgangherato calderone Beppe Grillo – Giuseppi Conte, diciamo che, soprattutto sui diritti civili, ha senz’ altro pulsioni progressiste.

Anche se, sui migranti, ad esempio, ha dovuto però cambiare verso, se vuol fare un’ alleanza almeno etica con il Pd a breve per le amministrative.( al ballottaggio…)

Quelli in fuga nel parlamento sono andati in gruppi misti con vocazione non certo di sinistra.

Nei sondaggi il popolo Cinque Stelle, dicunt vada verso la Meloni, certamente più coerente e meno ruffiana nel rapporto con il governo Draghi della Lega che è al governo e all’opposizione in modo surreale: si intesta tutti gli obiettivi raggiunti dal governo Draghi, poi li rinnega cercando consensi fra il popolo della destra che guarda all’opposizione della Meloni,( il famoso derby lego – fascista)

La Giorgia in questi anni ha studiato, si è evoluta, ha nel suo staff un intellettuale come Crosetto, evita le battute contro le zecche comuniste, anche se non si alza in piedi quando Liliana Segre entra in Senato.

Quella ragazza militante della sezione missina di Colle Oppio definita con cattivo gusto et mala educazione, buzzurra, pescivendola, coatta etc si è presa un rivincita mica da ridere.

Oggi frequenta i salotti buoni dell’Annunziata, della Gruber, concede interviste al Corriere della Sera, si autocandida come un Evita Peron de “noantri”: pensare che alle ultime elezioni prese manco il 5% dei voti.

Qui la sinistra mostra la sua colpevole immobilità, la sua incapacità di andare oltre al tirare a campare, il poco smalto che ha perso verso le nuove generazioni, la sua inconsistenza nell’affrontare sul piano politico la destra che complessivamente ha il 47% dei voti nei sondaggi. ( compresa Fi).

Non è sempre colpa della sinistra, se la destra funziona, certo.

Ma se il nulla teorico-pratico del PD si prolunga nel tempo come una una maledizione, qualcosa vuol dire.

La pubblica opinione sembra stanca del Salvini del Papeete, ma anche di una sinistra istituzionale di gente per bene che parla allo specchio della propria storia per non sentirsi inadeguata al compito di rappresentare le masse della disuguaglianza.

Dopo lo scossone di Renzi, da destra d’accordo, ma comunque attivo nel considerare la modernità come morte delle ideologie, il Pd di Letta ha continuato nella parvenza di un orizzonte ideologico liberal – democratico, manco socialdemocratico.

Perchè è liberale, è per lo Ius solis, per la legge Zan, ma poi si ferma sempre nella prassi dove invece è timoroso di smuovere equilibri di potere consolidati da decenni sia nelle istituzioni, sia nella società civile.

Insomma nel Pd Gramsci e Berlinguer sono nell’Olimpo degli dei.

Mentre Mussolini e Almirante lottano insieme alla Meloni in Fdi.

E gli italiani potrebbero pure premiare una donna, anticomunista e di estrema destra,che ha deciso cosa fare nella vita.

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