Nè con lo stato nè con le Br non è stata la sola zona grigia dell’Italia della prima Repubblica.
Per le celebrazioni del 9 maggio, nella ricorrenza dell’uccisione del presidente della Dc Aldo Moro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riprendendo la vicenda degli “anni di piombo” recentemente tornata alle cronache con gli arresti di Parigi, ha ricordato come lo slogan nè con lo stato nè con le Br sia stato una pericolosa zona grigia che di fatto ha consentito l’indulgente protezione del fenomeno della lotta armata da parte di intellettuali, accademici ,giornalisti, opinione pubblica “sinistra”.
Mattarella, ha precisato che non c’è stato un rapporto diretto fra le lotte di massa per le riforme della fine anni sessanta e inizio settanta con il terrorismo o la lotta armata, come sostiene la pubblica opinione di destra.
E’ stata una precisazione degna di nota.
E poi grazie a Dio, la zona nera dello stragismo, dell’eversione e della mafia contro le istituzioni democratiche, non è stata dimenticata dal Quirinale.
Ma,” mi si consenta affermare”che il rapporto fra pezzi dello stato e la mafia è stato, dal dopoguerra in poi, la zona grigia più infida e delittuosa della nostra storia ( zona nera di fatto)
Il presidente non ha bisogno di palesare analisi dietrologiche.
Considerato che suo fratello Piersanti Mattarella venne trucidato nel 1980 quando ricopriva la carica di Presidente della Regione Sicilia con l’appoggio del Pci.
Piersanti Mattarella aveva osato denunciare le varie infiltrazioni mafiose nelle istituzioni siciliane: soprattutto era entrato fortemente in contrasto con Vito Ciancimino e l’ala andreottiana della Dc, cui faceva riferimento Cosa Nostra.
Così ogni volta che si vuole fare chiarezza sugli “anni di piombo” si cita quel connubio fra mafia e stragi nere che ha visto la presenza in Italia di vere e proprie formazioni paramilitari sparse sul territorio, come controparte dello stato repubblicano, come fosse una realtà storica risolta.
Diciamolo così, è verità quasi universale: è stato più facile fare chiarezza sulla lotta armata, che fare chiarezza sulle stragi del “nessun colpevole” fasciste, protette pure dalla mafia.
Perchè il vero problema era l’anticomunismo, il collante della reazione in Italia, erede del fascismo.
C’era la mafia, e c’è ancora, in forma diversa.
Ma non siamo di fronte ad una regia occulta perenne contro le istituzioni, ma davanti ad una propensione fisiologica nel considerare lo stato di diritto democratico una diligenza da saccheggiare costi quel che costi, nel segno del populismo mafioso e nel solco di una giustizia da Padrino.
Sulle collusioni fra partito americano ( Sindona,in primis), mafia e poi stragismo nero, non solo sono state scritte migliaia di pagine, ma purtroppo si sono scritti centinaia se non migliaia di epitaffi funebri a partire da Portella della Ginestra fino ad arrivare a Peppino Impastato, Mauro Rostagno, ad esempio, che forse non erano estranei all’equidistanza della zona grigia di stato e Br.
Quando si raccomanda ai professori di scuola di fare chiarezza sugli anni di piombo non bisognerebbe dimenticare il grido di dolore che viene portato nelle scuole da associazioni e fondazioni che hanno combattuto e continuano a combattere la mafia con coraggio ed eroismo, soprattutto al Sud.
I cattivi maestri non erano solo quelli della lotta armata, ma anche quelli che la lotta armata la combattevano con una pacca sulle spalle di incoraggiamento dalle zone NERE di una certa borghesia imprenditoriale, palazzinara e appaltatrice di opere pubbliche: sodale con servizi segreti criminali.
In fondo quegli anni erano anni di grande equilibrismo dossografico: nè con lo stato nè con le Br, ma anche nè con lo stato nè con Cosa Nostra:
La Dc si barcamenava fra Ciancimino e Donat – Cattin, il Pci fra Nato e legame con l’Urss, il Psi fra Bettino Craxi e Sandro Pertini…
La zona grigia del” nè – nè” era il modo di stare a galla di una democrazia mai compiuta, che pagava oneri e onori della guerra fredda.
Il giudice Rosario Angelo Livatino, ucciso a 38 anni dalla mafia nel 1990,sempre il 9 maggio scorso, è stato dichiarato beato con cerimonia solenne ad Agrigento…
Oggi le mafie e le zone nere sono ancora al loro posto.

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