Il titolo è una parafrasi che trovi nei “Fantasmi di Mosca” di Enzo Bettiza ,uno dei più grandi intellettuali italiani, prima comunista e poi liberal democratico, del Novecento.

Il comunista,o meglio il filosofo del comunismo,non può aspirare ad una nauseabonda felicità.

Il suo compito è cercare la disattivazione dell’universale dolore dato dalle circostanze storiche da parte di un classe, quella borghese, ai danni dell’altra, quella proletaria.

Non che la borghesia sia l’inferno sulla terra,anche se tende a fare del valore di scambio un paradiso in terra.

In questo rapporto sta la storia del movimento operaio e proletario con le sue conquiste, ma anche le sue sconfitte, i suoi errori, le sue illusioni e i suoi orrori.

Ogni tanto questo principio è rimosso proprio da chi ancora oggi si considera erede di quella gloriosa epopea che è riuscita ad emancipare milioni di persone, che nella loro vita non avevano che miseria e che si dovevano accontentare della paternalistica protezione di quelli che erano più in alto nella scala sociale.

L’azzardo che si possa considerare l’emancipazione degli ultimi una battaglia di retroguardia, poichè la maggioranza del proletariato era/è ormai integrata comodamente nella società dei consumi, con la pandemia è diventato un insulto alla indigenza dei tanti che dall’ennesima crisi del capitale sono usciti con le ossa rotte.

Ora si chiamano neo – plebe, ri – proletari, invisibili, nuovi poveri: sono relegati ad essere massa di consumo qualunquista al servizio di vite a cui non viene concesso l’orizzonte del merito, della competenza, ma solo di un salario che li rimetta nel circolo infernale dei consumi fine a se stessi.

Sopravvivi ergo sum, e lascia il mondo a chi vive sul tuo lavoro…

Se questo non è disprezzo del genere umano….

Le terze vie alla Tony Blair, o alla Clinton hanno rasentato il suicidio della lotta di classe,i cloni locali alla Veltroni, hanno prodotto patetiche apparizioni nell’Olimpo sgangherato della democrazia anche per gli sfruttati.

Il sentimento del comunismo non ha nulla a che fare con i regimi che negano le libertà democratiche,la profezia marxiana è pura utopia, secolarizzata però da una prassi che ha visto nel terrore e nella violenza di stato l’inverarsi della storia.

Come nella degenerazione del regime sovietico e del socialismo reale.

La profezia filosofica è rimasta intatta, l’uomo disalienato è un uomo che non subisce dogmi settari,stati di polizia, gulag e altre amenità come capita nel regime coreano, tanto celebrato da alcuni comunisti italiani dal vitalizio sicuro.

Insomma è una religione,nella valenza etimologica del “religare”, tenere insieme.

E come tutte le religioni considera il proprio percorso nel tempo una verità assoluta a favore degli umili.

Anche il papa è concorde nel ritenere che la difesa ad oltranza della proprietà privata dei mezzi di produzione diventa incompatibile col messaggio evangelico, quando significa sfruttamento a vita.

Il comunismo filosofico non è contro il prossimo, ma si occupa del prossimo, costruendo la sua utopia nel movimento reale che abolisce lo stato di cose esistenti.

Come dire che la filosofia teoretica,che non riguarda il reale, qui diventa la fenomenologia della rivoluzione.

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