Platone nella lettera VII esortava i cittadini di Atene ad una profonda rivoluzione culturale: tutti gli stati saranno mal governati, diceva il filosofo, finché i governanti non fossero diventati filosofi e i filosofi governanti.

E poi via di seguito nei secoli dei secoli il futuro era sempre presagio di cattive sventure, perchè” il mondo andrà a pezzi e non si sa dove andremo a finire”.

La storia, si sa, è  fatta di guerre, rivoluzioni, controrivoluzioni, congiure di palazzo, menzogna, avidità, carestie, pandemie, pestilenze; ma anche di normalità eroica, di slanci di solidarietà impensabili, di vitalistica e laboriosa intraprendenza, miracolo di miseria e nobiltà.

Quindi questa lenta sciagura al rallentatore della pandemia, che ci ha reso assolutamente individualisti anche perchè isolati, ci ha pure reso timorosi di tutto, dicono gli esperti delle anime in pena.

Se tutto  è stato già detto e scritto ,dunque, non c’è logica nell’accadimento, c’è solo  l’abitudine che una cosa si ripeta all’indefinito senza senso finalistico.
E’ il filosofo scozzese David Hume a sancire che la vita non è guidata data dalla ragione, ma dall’abitudine.

L’empirismo scettico del filosofo, vera critica radicale della metafisica, non contiene certezze ,se non il ripetersi di idee derivanti dalle sensazioni: le idee, secondo Hume, sono immagini illanguidite nella memoria.
La sensazione che il mondo si spezzi , potrebbe voler dire l’abitudine a dire ,”così”, perché è difficile capire cosa accadrà.

Per cui è meglio rifugiarsi nell’unica certezza che abbiamo, quella di un futuro che non abbiamo, perchè non lo abbiamo progettato.

Che questo diventi un business è inevitabile.

Siamo di fronte ad un boom di fine del mondo, di complottismo di forze malvage, di gente che spera che la paura della fine trovi presto una giustificazione per isolarsi nell’egoismo ancora di più.

La decadenza raccontata per sommi capi spinge verso la nostalgia del come eravamo fino a ieri, un ieri che ci fa faceva dire” chissà come andremo a finire”.

Il “dio è morto niciano” è qui con noi.

Il mondo cade a pezzi d’abitudine, la modernità è decadenza per costituzione, quello che conta allora è solo il presente?

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