Chi auspica una ripresa per il PD, partito precipitato da tempo nell’indifferenziato dell’assoluto ,può andare tranquillo.
Enrico Letta, democristiano da quando aveva i calzoni corti,ha accettato la proposta: e’il nuovo segretario del PD, eletto ieri dall’assemblea nazionale in video conferenza con 860 voti a favore, e 2 contro.
Nel discorso di rito ha parlato di giovani,donne, Ius soli,voto ai 16enni,ripresa della politica sui territori:un classico da almeno due lustri.
Con tutto il rispetto per chi ancora vota quello che una volta era il partito della classe operaia, dei contadini, dei proletari, con Letta va sul sicuro, certamente….al centro ( sinistra).
Perché Enrico Letta, non proviene culturalmente dall’universo socialdemocratico.
La nomenclatura del PD, divisa in correnti, che non sa dove andare, spera che il volonteroso e coraggioso Enrico inizi una rifondazione che ridia forza al connubio fra forze della sinistra e del cattolicesimo democratico.
Oppure che l’autorevolezza di Enrico Letta metta momentaneamente in soggezione le faide interne: per un posto al sole nel Parlamento o in qualche sgabello delle istituzioni sembra che nel Pd vi sia una notte dei lunghi coltelli.
I milioni di elettori che credono che si possa recuperare alla causa del ceto medio proletarizzato l’ex partito della classe operaia non vedono l’ora che si ritorni nell’ambito del labourismo.
La classe “rosa “del partito, i maggiori esercenti del consenso elettorale ,quelli che con Renzi,e” lo stai sereno” liquidarono il nostro Letta e sono ancora nel partito, fanno di necessità virtù.
Enrico Letta per 7 anni ha fatto il professore universitario in una scuola di Alti studi di politica a Parigi, ha una laurea al Sant’Anna di Pisa in scienze politiche, non è un surrogato buono per tutte le ciofeche del Nazareno.
Stimato a livello internazionale, amico di Bersani, ostile a Renzi e Bonaccini, potrebbe garantire equilibrio fra quelle correnti che non sono composte da menscevichi, socialisti rivoluzionari, bolscevichi, ma da esecutori testamentari del partito dei lavoratori.
Il nuovo orizzonte Pd è quello liberal – democratico moderato, che poi si misurera’con la inclusione movimentista grillina dell’interclassismo del ceto medio.
Piuttosto di niente, “piuttosto “,giusto.
Per fare una nuovo Ulivo con Giuseppe Conte al posto di Prodi, Letta al posto di Zingaretti e alla sua sinistra Leu, al posto di Rifondazione, non ci vuole Lenin.
L’unico centrosinistra compatibile con lo stato delle cose esistenti è questo.
Solo che, guarda caso, la sinistra sta nelle mani di un ex Margherita….di tutto rispetto.
Il fatto che Beppe Sala,sindaco di Milano,abbia lasciato il PD per i Verdi Europei la dice lunga.
Non moriremo dunque berlusconiani, nè forse salviniani, ma di certo democristiani.
Se moriremo comunisti andremo all’Inferno.

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