Brano tratto da 1939 – 1945 Il racconto della guerra giusta e

E – book 1940 la guerra dei caporali nazifascisti di Pierluigi Raccagni

1940. TULIPANI ROSSO SANGUE

Facili tutti i giochi di parole sulla bestialità nazista.

Sull’Olanda, però, gli aggettivi sono tutti troppo tenui per sottolineare la criminalità di Hitler.

L’Olanda del 1940 non aveva partecipato al primo conflitto mondiale, non aveva niente a che fare con le rivendicazioni territoriali della Ger- mania, come nel caso di Danzica o dei Sudeti, aveva combattuto l’ultima guerra nel 1830: la bestialità con la quale i nazisti trattarono gli olandesi è spiegabile solo con le ragioni del maligno, più che della po- litica.

E il movente di tanto male lo svelò Anna Frank, come vedremo.

Per ora vediamo le mosse dei criminali nazisti contro il paese dei tulipani.

E contro la neutralità del Belgio.

Perché se i tedeschi volevano sfondare a Sedan si proponevano di invadere l’Olanda che era fuori dal vero teatro della battaglia?

Nella direttiva n.6 “per la condotta delle operazioni” il 6 ottobre 1939 erano state fornite precise disposizioni sul Belgio e sull’Olanda.

La Direttiva segreta data agli alti comandi così recitava al primo punto: “Se nel prossimo futuro, Inghilterra e Francia non si mostreranno disposte a cessare le ostilità, sono deciso, senza frapporre ulteriori indugi a passare all’offensiva.

Se attendessimo oltre, il Belgio e forsanche l’Olanda sarebbero indotti a rinunciare alla propria neutralità a beneficio delle potenze occidentali e inoltre si avrebbe un cospicuo progressivo rafforzamento militare del nemico, facendo vacillare la fede dei neutrali nella vittoria finale della Germania e dissuadendo l’Italia dallo schierarsi al nostro fianco (…)”.

Se poi si vuol essere pignoli bisogna risalire addirittura ad una circolare del 20 novembre 1938, segretissima al solito, che rimanda alle radici del Piano Giallo: “la protezione della Ruhr non è irrilevante riguardo all’intera condotta della guerra.

Più territorio olandese occuperemo più efficace diventerà la difesa del bacino renano”. Tutto firmato Adolf Hitler.

Il 10 maggio gli ambasciatori dell’Olanda e del Belgio a Berlino vennero convocati alla Wilhelmstrasse.

La giornata si preannunciava bellissima.

Ai due ministri, Von Ribbentrop comunicò che le truppe del Reich stavano entrando nei loro paesi per tutelare la neutralità, contro un imminente attacco anglo-francese.

La farsa diplomatica che prevedeva il rovesciamento della verità già recitata a Praga, Varsavia, Copenhagen, Oslo, si ripeté in tutta la sua miserabile potenza.

Al Ministero degli Esteri a Bruxelles la commedia era già finita in tragedia.

Mentre sulla città volteggiavano gli aerei e l’esplosione delle bombe faceva tremare le finestre, il ministro belga si rivolse all’ambasciatore tedesco che era andato al ministero a consegnare la dichiarazione di guerra, dicendo in sostanza che era la seconda volta, in venticinque anni, che la Germania commetteva un’aggressione delittuosa contro un Belgio neutrale e leale.

Ciò che stava accadendo era forse persino più odioso dell’aggressione del 1914.

Il ministro belga disse che il 30 gennaio 1937, dopo aver denunciato il trattato di Locarno, Hitler aveva dichiarato pubblicamente che il governo tedesco aveva dato al Belgio e all’Olanda l’assicurazione di essere pronto a riconoscere e a garantire l’inviolabilità e la neutralità di quei territori.

Ce n’era abbastanza per capire la logica nazista.

Pure Göring riteneva che già che c’era da fare la guerra, bisognava evitare che l’Olanda si trasformasse in una portaerei della Royal Air Force.

1940. OLANDA

Il 10 maggio, comunque, la furia nazista di Göring si rovesciò sull’Olanda dei tulipani.

Che la guerra stridesse con la quiete delle valli olandesi è testimoniato pure da un pluridecorato asso dell’aviazione da caccia tedesco, Theo Osterkamp, che si trovò a meditare sulla visione di pace campestre offerta dal paesaggio di bambini che giocavano lungo il fiume, di un cane bianco che saltava loro attorno abbaiando (…)

E quei bambini erano pronti a salutare agitando le mani e ridendo allegramente.

Che pazzia! Pensò l’ufficiale.

“Perché improvvisamente, questa terra bellissima e pacifica è diventata “territorio nemico”? Perché quelle ragazze coi rastrelli in mano, invece di agitare i loro fazzoletti colorati e ridere, domani grideranno e minacceranno?”

L’Olanda aveva un esercito di 400.000 uomini, poca cosa contro le armate del Terzo Reich.

Eppure il piccolo Davide non si scoraggiò.

L’unica possibilità era quella di difendere il proprio territorio, come gli olandesi avevano fatto contro gli spagnoli, tre secoli prima: ritirarsi nella zona allagata, usufruire dei canali.

Ma la tecnica nazista era in quel momento insuperabile.

La Luftwaffe cominciò a sorvolare la “Fortezza Olanda” con trimotori che trasportavano truppe, i bombardamenti a tappeto terrorizzarono la popolazione.

Nonostante l’inferno scatenatosi sull’Aia, gli olandesi tentarono una difesa ricordando quello che era accaduto pochi mesi prima a Oslo.

I paracadutisti tedeschi fallirono l’impresa della conquista del Palazzo Reale, anche se si impadronirono immediatamente degli aeroporti intorno all’Aia.

Mentre all’Aia il generale olandese Winkelman riuscì a riprendersi al- cuni aeroporti, mobilitando la riserva, sul resto del piccolo paese era bombardamento a tappeto.

I tedeschi colpirono tutti i punti nevralgici del paese, le truppe della diciottesima armata comandata da Georg Von Küchler riuscirono a sfondare la linea fortificata Grebbe-Peel, puntando in direzione di Rotterdam.

Reparti della Marina, giunti attraverso il Reno, formarono delle grosse teste di ponte sulla nuova Mosa operando in collegamento con i paracadutisti.

Gran parte dei pochi aerei dell’aviazione olandese vennero spazzati via, la guerra lampo raggiunse il massimo della sua potenza: prima il bombardamento indiscriminato, poi i mitragliamenti a bassa quota, quindi le truppe aviotrasportate, poi i paracadutisti, quindi una colonna di carri armati che risultò essere una delle più grandi concentrazioni di carri della storia: dai 1.200 ai 1.500, puntarono Sedan e la Mosa. Il 13 maggio la regina Guglielmina si imbarcò per Londra, mentre il generale Henri Winkelman, ebbe i pieni poteri per capire fin quando era opportuno resistere.

E la resistenza degli olandesi si attestò a Rotterdam nel tentativo di sventare il piano tedesco di isolare i Paesi Bassi dagli alleati franco-inglesi.

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