Il 2020, l’anno della paura della morte da pandemia in particolare, pone all’opinione pubblica domande di senso filosofico che erano state rimosse dalla coscienza normale dal frastuono indecoroso, superficiale e idiota della vana chiacchiera via web che aliena oltre il dovuto il mestiere di vivere.

L’Espresso nel suo ultimo numero sostiene addirittura che per questo le persone dell’anno sono la vita e la morte, in senso lato ovviamente.

Come se il conflitto fra la vita e la paura della morte fosse arrivato così, all’improvviso, da trovarci ” impreparati”.

E’ almeno da Galileo Galilei che la scienza di cui tanto si discute non risponde più alla domanda di senso del perchè le cose accadono ( filosofia metafisica), ma di come accadono, ( la scienza moderna e l’illuminismo).

Per cui l’anno che sta per finire, nella dimensione di una domanda di senso finalistica, è un anno normale: non bisogna essere filosofi per comprendere che la morte senza la vita non esisterebbe.

Puoi dire che questo sia un tempo che Dio non voleva creare, ma che il libero arbitrio dell’uomo ha reso possibile con la sua volontà di potenza sulla natura, sull’ambiente, sugli altri uomini sempre più trattati come mezzo e non come fine del vivere umano.

Ma che dire allora degli anni dal 1914 al 1918 della prima guerra mondiale con i suoi dieci milioni di morti, oppure gli anni dal 1939 al 1945 con i loro cinquanta milioni di morti?

Le cause dell’accadere sono sempre empiriche e materiali, ma se vai a ritroso nel tempo e vuoi risalire alla causa prima entri nelle nebbie della metafisica, oppure ti affidi a quell’essere in quanto essere, pensiero di pensiero che gli uomini chiamano Dio.

Ma Kant, che aveva formalizzato la rivoluzione scientifica nel criticismo ( critica alla metafisica e all’empirismo), sosteneva che il cielo stellato era senz’altro quello codificato dalla scienza ( quello del come).

Quel cielo stellato infinito, irraggiungibile attraverso la conoscenza, è invece praticabile dalla morale.

Trattare se stessi e gli altri non solo come un mezzo, ma anche come un fine, è la nostra possibilità di raggiungere un sommo bene su questa terra per sperare che lassù qualcuno ci ami.

Il vaccino con la sua variante contagiosa forse ci salverà dalla pandemia, ma non dall’intimo , necessario e ontologico conflitto tra le paure del vivere o morire.

E.Kant: scienza e libertà: dispensa per licei e università di [Pierluigi Raccagni]

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