Si dice che un milione di italiani siano in viaggio per andare a casa durante le feste. Si racconta che ci sia il solito caos fra governo, regioni e sindaci per le restrizioni durante le vacanze di Natale,. mentre il conteggio dei morti per Covid in Italia è arrivato a quota 67.220. Poi la narrazione, come si chiama oggi, (non ci sono più i fatti, ma solo il racconto di questi) vedono Renzi lanciare un quasi ultimatum a Conte sul Recovery Fund, sul Mes, sulla sanità sulla scuola… Al Senato scoppia la bagarre:fascisti, così sono stati apostrofati i senatori dell’opposizione da parte di Pd e Leu  e meglio tardi che mai,sulle norme che non vogliono salvare i decreti Salvini. Indi non c’è sicurezza sulla riapertura delle scuole, sui posti in terapia intensiva, sull’arrivo dei vaccini, sulla efficacia dei tamponi ecc. Sulla crisi economica c’è quasi rassegnazione. Tutti sappiamo che il ” nessuno resterà indietro” del ministro dell’Economia Gualtieri è una polpetta retorica che sa di amaro: già ora milioni di precari sono disoccupati, milioni di garantiti in cassa integrazione, milioni di nullatenenti già disoccupati alle fila della Caritas ecc. E’ sacrosanto in questo momento aver voglia di ” normalità”, che consiste di sentirsi meno soli in in mondo che sta cambiando e che ci vede smarriti, confusi, arrabbiati. Non ci vuole lo psicologo per percepire la tensione, la nube claustrofobica che ci sovrasta fatta di speranze deluse, progetti smarriti, ma soprattutto la paura della morte di persone care che si ammalano in un tempo dove l’ospedale potrebbe infettarti. La normalità di prima sembra un paradiso perduto, eppure solo un anno fa in Italia i maestri di pensiero discettavano sulla nostra eterna emergenza dove non funziona quasi tutto e niente è in ordine: baratro burocratico, produttivo, economico, sociale, finanziario…. In Europa non si sta meglio, il caos regna ovunque, ma come scritto mille volte il sistema Italia è il più conciato del continente. Il minestrone a questo punto è insipido; ma basta un ubi maior minor cessat per farci comprendere che l’ottimismo acritico è degli idioti, ma la speranza è una strada da percorrere. Magari con la fede per chi ce l’ha. Magari in piccolo con il dicitur maoista che le lunghe marce cominciano dai piccoli passi. Chi si alza all’alba per un piatto di minestra più ricarica telefonica è un signor nessuno. La storia sono loro, ma il non arrendersi è un dovere kantiano.
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