In Italia è caos, la pandemia fa paura più che a marzo, fra governo e Regioni ( 15 di centrodestra) c’è lo scaricabarile, il sistema Italia istituzionale amministrativo sanitario vacilla, le scuole vengono chiuse, le piazze reagiscono urlando rabbia per la crisi economica.
Questo scenario non è solo il frutto del solito sensazionalismo mediatico, marketing dell’informazione.
L’ennesimo Dpcm che oggi dovrebbe essere varato dal governo prevede restringimenti su vari specifici territori e norme a livello nazionale a secondo dell’indice Rt sulla diffusione dei contagi.
Le opzioni sono tante e vanno dai coprifuoco regionali o nazionali, dalle restrizioni di movimento per gli over 70, dalla didattica a distanza per tutte le superiori e la terza media, dallo stop alle mobilità fra regioni e tutto quello che abbiamo già dato da marzo di quest’anno.
Si chiama mini – lockdown, o lockdown a tappe: Conte teme che chiudere tutto come a marzo non sia necessario ora e rimarrebbe una sconfitta per il governo, le Regioni vogliono un provvedimento a livello nazionale così da sottrarsi al giudizio dei propri cittadini.
Pandemia feroce anche in Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, Austria, Serbia, Spagna, Portogallo, Grecia….; si parla in tutta Europa di lockdown oggi per salvare il Natale domani.
Ma la consolazione del mal comune mezzo gaudio, oppure, comunque siamo ancora i migliori nella battaglia contro il virus, suonano come bestemmie.
Il lockdown totale in Italia, auspicato da una parte della comunità scientifica, confligge con la paura che il paese vada a rotoli.
Siamo di nuovo punto a capo: salvare le vite, senza sacrificare l’economia è una responsabilità da non dormire di notte, il contrario, salvare l’economia a scapito delle vite è un incubo da non prendere in considerazione ( pure se Toti, governatore della Liguria ha dichiarato che gli anziani che muoiono non sono indispensabili perchè improduttivi…)
A differenza di molti altri paesi l’Italia è maglia nera in Europa nel rapporto fra Pil e debito pubblico. Un altro lockdown, come quello di marzo, “non ce lo possiamo permettere” ( motto universale e trasversale).
Nel caso di una nuova recessione anni di sacrifici ( non mesi) andrebbero in fumo, il ceto medio andrebbe in vacca, i proletari e i ri-proletarizzati ( nuovo conio da nuova crisi) cadrebbero nel calderone dell’indigenza del modello americano ( già lo sono del modello italiano).
Il governo Conte, che ha tenuto fino a settembre quando ospedali e reparti in terapia intensiva erano quasi vuoti, con l’apertura delle scuole, il ritorno in città dopo le vacanze, l’allentamento dell’attenzione soprattutto dei più giovani, che comunque avevano sofferto la forzata reclusione, è andato in panne, giorno dopo giorno e ora dopo ora.
Si era preparato alla ripresa economica con il Recovery Fund, come se la pandemia fosse passata ( il 9 agosto c’erano 8 morti e 288 contagi) e ora si trova a dover fronteggiare oltre che al virus, una crisi economica ancora più devastante.
Ma soprattutto, e questo il dato più estraniante, ha perso la fiducia di buona parte dell’opinione pubblica anche più favorevole all’esecutivo.
La sciagura politica di avere una destra non conservatrice ma lego – fascista e filo – trumpiana nel negazionismo, che come opposizione ha solo diffamato qualsiasi iniziativa governativa, a prescindere, non ha aiutato di certo il paese ad uscire dalla crisi.
Infine manca la dialettica democratica della lotta di classe.
Lo scrive lo studioso Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera……
La mediazione dei sindacati confederali assicura la non licenziabilità dei garantiti, i non garantiti spinti alla marginalità prediligono i sindacati di base come visto nella manifestazione di sabato a Roma con i centri sociali.
La rivolta è giustificata: scuola, sanità e trasporti dovevano prevedere interventi straordinari da mesi.
Criminalizzare i comportamenti dei cittadini che si infettano per superficialità è ed è stato giocare allo scaricabarile tipico della politica più becera e ” Italiana”.
Se è dura per i governanti di Roma, per i governatori regionali, per i sindaci, figuriamoci per chi non ha occhi per piangere.

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