Salvo colpi di scena dell’imprevedibile destino cinico e baro l’election day è stata una spallata per il fascio – leghismo salviniano che non ha sfondato da nessuna parte.
In Toscana, infatti, avrebbe vinto Giani, un uomo di Renzi non certo Lenin, sulla Ceccardi, in Puglia Emiliano ha staccato Fitto, De Luca lo sceriffo ha fatto il pieno di voti in Campania con candidati che di sinistra non avevano nulla.
Liguria, Veneto, e Marche rispettivamente con Toti,trionfo, Zaia, superstar, e Acquaroli sono andati al centrodestra.
Se poi si aggiunge che il 70% del 50% degli aventi diritto al voto ha detto sì al taglio dei parlamentari si può affermare, senza trionfalismi inutili, senza nessuna illusione, ma con tanto realismo che il fascio – leghismo più violento e stupido abbia subito una seria battuta d’arresto.
I cinque stelle, con un tirare a campare solitario non è che abbiano fatto un figurone, segno che forse non dicono più niente; in compenso possono dire di aver vinto il referendum.
Quando avevamo preso le distanze su questo blog dalle elezioni come grande prova per fermare la barbarie fascista in nome di pane, pace, lavoro, libertà non avevamo snobbato il confronto democratico.
Avevamo solo pensato che se avesse vinto il sì e alle regionali il centrosinistra avesse tenuto, il quadro istituzionale governativo sarebbe stato salvo.
E basta.
Adesso tocca ai vincitori darsi una mossa, tenendo conto che ha votato causa Covid eccetera il 50% o poco più degli aventi diritto.
Domani con calma, magari ci sta un altro racconto..

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