Brano tratto da 1939 – 1945 Il racconto della guerra giusta, vol II di Pierluigi Raccagni
1944 LA RIVOLTA
I tedeschi furono colti completamente alla sprovvista quando iniziarono i combattimenti con lancio di molotov e grappoli di bombe a mano sistemati sotto i cingolati dei carri nazisti.
A capo della rivolta c’era il comandante Bor – Komoroski, comandante dell’esercito nazionale, che aveva avvisato Mosca con un messaggio per avvertire Stalin che l’insurrezione sarebbe iniziata il 1° agosto alle 17.
“Alle 17, come concordato, i numerosi capisaldi tedeschi furono attaccati, occupati o bombardati da gruppi di giovani coraggiosi che portavano bracciali rossi e bianchi; i civili erano ancora per le strade, e alcuni rimasero vittime del tiro incrociato, oppure isolati per
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sempre dalle loro abitazioni. Ben presto la bandiera rossa e bianca sventolò in vetta al palazzo della Prudental, il più alto della città. Fu conquistato un importante arsenale e deposito tedesco. Altrettanto avvenne per l’ufficio delle poste, la centrale elettrica, gli uffici delle ferrovie del sobborgo di Praga e di vaste zone della città. Il costo fu di 2.500 morti, l’80 per cento dei quali dell’Ak (Esercito nazionale nda). Un totale simile a quello delle perdite degli Alleati sulle spiagge della Normandia il giorno dello sbarco.”
Norman Davies, La rivolta, op.cit pp.279,280
Il 2 agosto la BBC fu la prima stazione radio che annunciò al mondo che la rivolta di Varsavia era in corso.
Radio Mosca, già il 25 luglio, insieme alla radio di Lublino, aveva lanciato appelli all’insurrezione.
L’insurrezione non era iniziata male.
Il maresciallo Rokossovski era fermo alla periferia, anche se non interveniva era pur sempre un pensiero per i nazisti, che intanto avevano convocato a Varsavia un macellaio delle SS, Bach – Zelewski, specializzato in repressione antipartigiana.
I combattimenti all’interno della città avevano liberato 250 ebrei tenuti prigionieri dai nazisti, avevano anche catturato due carri armati Tigre. I patrioti polacchi erano armati alla meglio, fecero miracoli, riuscirono persino a conquistare vari settori del centro di Varsavia, ma la lotta era impari.
I polacchi, dopo i successi iniziali, cominciarono a dubitare dell’intervento dei sovietici, Mosca non dava nessun segno di vita, sembrava che l’Armata Rossa si fosse volatilizzata.
Privi di artiglieria e di armi pesanti, il 19 agosto alle 9 del mattino i partigiani subirono un attacco concentrico alla città vecchia, divenuta la roccaforte della resistenza.
Bisogna pensare che i tedeschi avanzarono con circa 40.000 uomini: reparti della Wehrmacht, della polizia, delle SS, del personale della Lutwaffe erano della partita, così come la famigerata Brigata ucraina Kaminski, che per la sua crudeltà veniva pure criticata dalle SS…
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I rivoltosi, rimasti in 5.000, erano armati soprattutto di mitragliatrici e bottiglie molotov.
I tedeschi, nonostante la superiorità di mezzi e uomini, ci misero due mesi, per sedare la rivolta di Varsavia.
Il “voltafaccia di Stalin” secondo gli storici polacchi comunisti era motivato dall’atteggiamento del governo polacco di Londra, presieduto da Mikolajczyk, che era troppo spostato su posizioni anticomuniste: quindi Stalin fece fare ai tedeschi quello che lui avrebbe dovuto fare dopo la presa di Varsavia.
D’altronde, se si escludono i tentativi disperati di rifornire i rivoltosi da parte delle fortezze volanti di Roosevelt, (che caddero in mano tedesca), e i tentativi di Churchill di convincere Roosevelt ad usufruire delle basi russe senza autorizzazione, anche per gli Alleati non era semplice trattare la questione polacca che metteva fortemente in discussione l’alleanza fra democrazia e comunismo contro il nazifascismo.
Quando il 13 settembre si mosse anche Rokossovski, ormai era tardi. La resistenza, stremata, il 2 ottobre si arrese ai tedeschi che su ordine di Hitler distrussero la città.
La riconquista di Varsavia fu uno degli ultimi successi militari della Germania nazista.
La città rimase nelle mani dei tedeschi, demolita e spopolata come’era, fino al primo giorno del 1945 quando i sovietici finalmente entrarono nella capitale di fronte alla quale erano stati respinti nel 1920. L’AK (esercito nazionale nda), fu dissolto dall’offensiva invernale sovietica, a marzo diciassette capi polacchi non comunisti, che viaggiavano con salvacondotto e su invito sovietico per incontrarsi con un generale, furono mandati a Mosca dove furono tutti imprigionati e alcuni morirono. Per Stalin le conquiste di questi anni (1944 – 1948) rappresentano il seguito della questione non chiusa del 1917 – 1920, l’esportazione della rivoluzione, chiamata dai suoi fautori liberazione e dalle sue vittime conquista”.
Cfr. Calvocoressi op.cit.

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