Comprarsi un po’ di coraggio con un Mes all’insegna della storia della sinistra non è possibile.

Perchè a forza di dire che che la sinistra ha abbandonato le radici storiche del movimento operaio per immergersi nel grande mare del moderatismo e del conformismo è superfluo: ormai è un dato acquisito che permette a Salvini di provare nostalgia per Botteghe Oscure.

Siccome la classe operaia non è più da almeno trent’anni il soggetto politico della trasformazione, almeno socialdemocratica della società, si dice non ci sono più gli operai.

O meglio gli operai, imbruttiti dal consumo e dalla seduzione volgare della società di massa, votano Lega.

Poi siccome il problema è ritornare nei ” territori”ogni forma di lotta sui territori è estremismo,anarchismo,fuga dalla realtà.

Il movimento della sinistra diffusa e non istituzionale che porta avanti le istanze dei più disperati fin dal G8 di Genova non rientra mai nel progetto della sinistra di governo.

Così l’occupazione di case,le brigate del volontariato,la lotta agli spacciatori,la richiesta di diritti da parte dei migranti , delle donne e degli ambientalisti sono viste solo come fisiologiche proteste di una società liquida e complessa.

La vera partita, infatti, si gioca nel governare la nazione, le regioni, le città, i consigli di amministrazione,la presidenza delle banche…

Tutto questo e altro fa inorridire non solo i figli e i nipoti dei famigerati extraparlamentari degli anni settanta, ma pure il gruppo Gedi dell’Espresso che bacchetta il Pd per il suo evidente imbarazzo a presentarsi come un partito veramente socialista, democratico, gorbacioviano nella glasnost potremmo dire.

Nelle stanze del più grande partito democratico si discute di riforme nel segno dell’utopia,senza far di conto: salario garantito, reddito universale, patrimoniale sui profitti miliardari, investimenti per salute e scuola sono visti come obiettivi finalistici di una società quasi perfetta, solo nell’annuncio.

  E poi da noi la crisi è vista come  occasione per affrontare le questioni sociali nella contingenza.

A settembre, ad esempio,dovrebbe arrivare un disastro economico senza precedenti:”fate la carità europei”,perché le riforme in Italia sono parole.

L’ombrello protettivo del riformismo italiano è l’accordo di palazzo, il mantenimento delle sfere d’influenza nel capitalismo,il controllo dei centri di potere, il dare e avere nella partita doppia di una egemonia borghese ai margini della Costituzione.

Questa è la moderazione dei cantori di un capitalismo dal volto umano, dove sguazzano i cialtroni parolai di una classe dirigente di sinistra svilita e antistorica, che danno la colpa, per tutte le magagne irrisolte in questo periodo, a quella burocrazia che  loro stessi hanno avallato per difendere i propri interessi.

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