Brano tratto da 1939 – 1945 Il racconto della guerra giusta e dall’ebook 1940 La Guerra dei caporali nazifascisti di Pierluigi Raccagni
1940. LA GUERRA PARALLELA
La guerra parallela doveva svolgersi a partire dal 1940 nei seguenti teatri di operazione: il Mediterraneo. l’Africa settentrionale, l’Africa orientale.
In tutte e tre le aree geografiche gli italiani fecero di tutto per perdere la guerra, non certo per colpa dei soldati, anche se, in genere, combattevano di malavoglia una guerra fascista non sentita.
Mussolini, d’altronde, si era messo in testa di condurre una “guerra pa- rallela” non subordinata agli interessi tedeschi: l’Italia proletaria avrebbe vendicato Versailles, le potenze plutocratiche, Francia e Inghilterra, che avevano affamato popoli sani, vigorosi e prolifici come quello italico, avrebbero pagato il prezzo della loro arroganza.
Discorsi semplicistici, da balcone di Piazza Venezia, da adunate oceaniche: a Mussolini sembrava che tutto ciò fosse sufficiente per far finta di fare la guerra.
La scelta, come più volte ribadito, era quasi obbligata visto che i tenta- tivi di guerra sul continente erano stati a dir poco patetici.
L’Europa a Sud delle Alpi non interessava a Hitler, ma l’attacco a Malta non avveniva, su Gibilterra ci volevano aerei dotati di autonomia e gli italiani ne avevano tre(!).
In compenso, la proposta di inviare bombardieri a coventrizzare Londra insieme alla Luftwaffe, faceva sembrare l’Italia fascista come quell’asino che prende a calci il leone ferito.
Nessuno poteva contraddire il Duce: entrare nella storia era la sua preoccupazione principale.
E per fare la Storia aveva attaccato in Libia gli inglesi con esiti a dir poco contraddittori.
Il fronte libico-egiziano era il più importante perché una vittoria italiana in quella parte del globo avrebbe potuto assicurare a Mussolini il controllo di parte dell’Africa e del Medio Oriente. Il canale di Suez, quindi, era un obiettivo che sarebbe andato bene anche ai tedeschi che speravano ancora di far morire l’Inghilterra di isolamento politico, militare ed economico.
L’impresa si presentava difficile, vi erano 600 Km da percorrere nella valle del Nilo, ma l’impresa non era impossibile considerando il rapporto di forze fra italiani e inglesi in quel frangente del 1940.
In Egitto le forze inglesi erano limitate, anche se il servizio informazioni militari stimava che erano stanziati 300.000 soldati.
In realtà agli ordini del generale Wawel c’erano 36.000 soldati, (forse qualche generale nello Stato Maggiore la guerra non la voleva proprio fare).
Le forze inglesi, comunque, pur se ridotte, erano sempre meglio orga- nizzate delle truppe italiane, questo è un particolare che non si può ignorare.
Il generale Graziani esitò a lungo prima di attaccare gli inglesi. Bisogna ricordare che Rodolfo Graziani si era messo tristemente in luce per la feroce repressione della guerriglia in Etiopia con l’uso di gas tossici proibiti dalla Convenzione di Ginevra, nel 1940 era governatore della Libia e comandante delle truppe sul fronte libico-egiziano.
Il generalissimo, esperto di guerra coloniale, nei primi mesi di guerra si era mostrato prudente al punto di essere considerato “disfattista” dallo stesso Mussolini che arrivò a dire: “(…) se non attacca sarà sostituito”. Allora il generale fascista obbedì; il commento del solito Ciano fu lapidario: “Mai un’operazione militare è stata compiuta di controvoglia dai comandanti”.
Alla fine dopo ordini, contrordini, incertezze, piani fatti e rifatti e con- traddizioni grottesche fra il dire e il fare, (ogni obiettivo individuato veniva accantonato per mancanza di mezzi, vedi Malta e Gibilterra), il 13 settembre del 1940 Mussolini ordinò a Graziani di attaccare l’Egitto. All’inizio tutto andò per il meglio, gli italiani avanzarono con 5 divisioni di fanteria, 2 libiche, otto battaglioni, 70 carri armati medi.
Gli inglesi non accettarono lo scontro ritirandosi su Marsa Matruh senza aver subito grandi perdite. Quaranta fra morti e feriti.
Il 17 settembre gli italiani entrarono a Sidi El Barrani.
Mussolini finalmente divenne raggiante come non mai, credette ancora una volta la ragione fosse dalla sua parte.
Il popolo italiano, disse, “troverà in Egitto quella gloria che cerca invano da tre secoli”.
In realtà si trattava di una piccola vittoria, una vittoria di Pirro: gli inglesi ritirandosi verso Marsa Matruh avevano abbandonato posizioni difficilmente difendibili perché erano in inferiorità numerica.
Al contrario Graziani aveva allungato la linea di comunicazione con il fronte di quasi 100 Km.
Gli avvenimenti successivi chiariranno immediatamente all’opinione pubblica che il bluff di Mussolini reggeva non più di qualche giorno. Dopo essersi coperte di gloria, le truppe italiane, ad esempio la 10a armata, appena giunse a Sidi Barrani, dovette prima di inseguire gli inglesi, trovare da bere acqua sporca perché mancavano autobotti per il trasporto dell’acqua….
continua

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