Puntare innanzitutto sulla formazione, sulla ricerca, sulla riforma della scuola che è valore fondamentale per la civiltà.

Ci si ricorda della scuola quando ci sono scrutini ed esami di maturità, oppure quando crolla qualche soffitto sugli studenti, oppure quando, chiusa per il Covid 19, ci si è accorti dell’importanza dell’istruzione per le giovani generazioni.

Anche se la didattica non si è mai fermata, almeno sulla carta.

Le lezioni a distanza, infatti, sono state un giusto dispositivo di sopravvivenza, ma pensare di alienare la vitalità positiva dei giovani in una video chiamata è impossibile anche per chi immagina un futuro pedagogico digitalizzato.

Non voglio entrare nel merito delle varie questioni ancora aperte come precari e organici di fatto:ci vorranno comunque eserciti di insegnanti se si vorranno tenere lezioni in presenza con classi di un massimo di 10 alunni.

Quello che non funziona è che sono 40 anni che si parla di investire maggiormente in formazione, i risultati finora sono stati modesti se non mediocri.

In Italia l’abbandono scolastico è una piaga da maglia nera europea, la selezione come sempre colpisce i giovani più deboli e di estrazione proletaria.

La scuola, diventata di massa negli anni sessanta con la riforma della scuola media si è fermata: rimane sospesa fra contenuti anche elitari nelle scienze umane e nelle scienze matematiche e una separazione artificiosa fra scienza e cultura umanistica.

Sono tutti d’accordo gli esperti.

La suola italiana è famosa per i bassi salari agli insegnati, un giorno eroi, un giorno cialtroni, mancanza di mense nelle scuole medie e superiori, scuole fatiscenti,poche risorse e tecnologie per l’apprendimento delle lingue.

Nonostante questo la scuola italiana può vantare ancora licei e istituti di eccellenza, scuole primarie che non hanno nulla da invidiare a quelle dei paesi più evoluti, parte di personale docente che si mostra entusiasta del proprio lavoro, anche fra mille difficoltà burocratiche, non manifestando posizioni solo corporative.

Adesso la discussione verte sulla pubblicazione degli scrutini. sulla maturità che inizia dopodomani con la sola prova orale e di come riprendere a settembre.

Punto.

Poi ci penseranno gli Stati generali….

La povera ministra dell’istruzione Azzolina, che è pur sempre l’erede di Croce e Gentile, è considerata dai media meno di un passacarte ministeriale per le capacità espresse: ne combina di ogni, ma prendersela con l’ultimo arrivato per mali decennali mai risolti, è troppo comodo.

Pensare al settembre nero della scuola è un dovere.

Presupporre però che date le condizioni sia facile fare le nozze coi fichi secchi è ingenuo.

Il governo spagnolo, ad esempio, ha già stanziato due miliardi di euro per la ripresa delle lezioni dopo il Covid.

Se non si hanno i soldi e le idee per rilanciare il mondo dell’istruzione dopo quello che è accaduto, allora davvero avremo poco da sperare.

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