Black lives matter, le vite dei neri contano .
Lo slogan riecheggia forte in tutto il mondo.
Alle città degli States, di Sidney, Londra, Berlino, Seul , Città del Mexico nelle quali milioni di persone hanno sfilato contro il razzismo nel ricordo di George Floyd, per la democrazia vera, autentica, sofferta, che è conquista universale di civiltà contro la reazione e il fascismo, in Italia finalmente ieri si è unito il movimento nelle manifestazioni di Milano e Roma.
Però le piazze fanno notizia per le marcette su Roma di fascisti e nazisti che anche sabato a Roma hanno messo in scena, con la partecipazione delle curve del calcio, la volontà di sfruttare la rabbia sociale del dopo covid.
Forza Nuova, Casa Pound, galassia nera, arancioni e forconi fanno più rumore dell’antifascismo nostrano in questo momento.
Vista così si direbbe che la sinistra parlamentare in Italia non ha nessuna capacità di mobilitazione, subisce passivamente l’iniziativa politica della destra estrema: il fatto che stia al governo ne frena la partecipazione all’antifascismo – capitalismo.
La risposta antirazzista di Milano in piazza Duca d’Aosta, quella di Roma in Piazza del Popolo, sono segnali non marginali, ma rimangono purtroppo testimonianze minoritarie, certamente importanti, ma non di massa come a Berlino e Londra, tanto per stare in Europa.
E’ anche scontato che non saranno duemila fascisti che hanno caricato la polizia al grido di” duce duce” a mettere in discussione l’asseto democratico.
( mentre se l’avessero fatto i centri sociali e gli anarchici si sarebbe parlato di ritorno del terrorismo…)
Ma il tema del razzismo, dopo quello che è accaduto sui migranti in questi anni, forse meritava più attenzione da parte di sindacati e Anpi.
In fondo il “vorrei la pelle nera” di Nino Ferrer era già popolare negli anni sessanta.
Insomma negli States , in Australia e in zone dell’Europa la questione razziale, lo riconoscono pure i media “borghesi” , è diventata rivolta di classe, organizzazione dal basso di istanze egualitarie in piena autonomia.
In Italia la timidezza sul caso Amerika nasconde forse la solita prudenza nell’affrontare le contraddizioni fra capitale e lavoro, fra garantiti e non garantiti,fra rabbia sociale e coscienza di classe.
L’internazionalismo, può attendere

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