Il 63% degli italiani teme che la rabbia sociale freni la ripresa del paese.
Ma dopo uno choc come questo la rabbia è inevitabile.
Anche dopo l’aiuto dell’Europa, i cui benefici si vedranno forse solo nel 2021, la rabbia contro il governo, finora lento e farraginoso nell’aiutare chi è rimasto senza prospettive economiche è di tutti i giorni in varie parti del paese.
Ma il livore si abbatte anche contro amministrazioni locali, governatori, sindaci, che comunque sono in guerra fra loro.
In Lombardia dove il covid ha seminato morte e terrore nelle Rsa e nella bergamasca anche per incompetenze nella gestione sanitaria, la rabbia dei parenti delle vittime, sacrosanta e giusta, non fa sconti al duo Fontana – Gallera che non sono assassini, ma incompetenti di una presunzione oscena.
Ma se il furore diventa una legge della giungla, una lotta darwiniana per la sopravvivenza, vincono i più forti, i privilegiati, i protetti, gli ammanicati, quelli ai quali va sempre bene perchè hanno l’immunità di sistema.
Allora a pagare con lacrime amare saranno sempre i più deboli,i più indifesi, i meno garantiti: altro che rivoluzione, quello che ci aspetta è l’ennesima controrivoluzione dei disvalori egoisti del capitalismo neo – liberista, del profitto sul lavoro, della speculazione finanziaria sull’investimento, del consumo sul bisogno, della xenofobia e omofobia contro la diversità.
L’artigiano, il negoziante,il piccolo imprenditore manifatturiero,il giovane che ha messo in piedi l’attività con la pensione dei nonni o genitori,le centinaia di migliaia di micro imprese casalinghe, le migliaia di iniziative culturali e turistiche,il terzo settore…etc stanno subendo una proletarizzazione forzata che non significa, come insegna la storia, una presa di coscienza ” socialista” della crisi.
Gli invisibili, rimarranno ai margini della ipotizzata cuccagna dei soldi europei.
Tutti hanno ragione di rivendicare qualcosa, tutti si sentono defraudati di qualcosa, tutti hanno il sentore che bisogna inventarsi qualcosa: l’arte d’arrangiarsi, però, non basta in questa situazione.
Si riparla in questi giorni di garantiti e non garantiti, la sociologia del ’77, anni di piombo per la vulgata.
Ma il parallelismo non regge: oggi i garantiti sono a 1000 euro al mese se va bene e ogni momento rischiano di essere trasformati in un esercito di non garantiti.
E la rabbia sociale, l’ira funesta, si trasforma nel dramma esistenziale della guerra perpetua come corso del mondo.
Ma gli anni di piombo non c’entrano nulla, vengono riesumati dall’anticomunismo stupido e senza logica dalla destra reazionaria.
E’ vero che Fontana è stato etichettato come assassino, che la ministra dell’Istruzione è stata minacciata per la questione sui precari, ma nessuno spara a nessuno.
Chi parla di attacchi politici strumentali alla gestione sanitaria della destra in Lombardia, Salvini ad esempio, dimentica che Silvia Romano è stata definita dai fascio -leghisti terrorista islamica ” da impiccare”.
Non c’è da rallegrarsene, non c’è da speculare, non c’è nessun linciaggio mediatico da attuare,mi sembra che ci sia da ragionare sulle conseguenze di una guerra incivile del tutti contro tutti.
L’immediato futuro non è difficile da immaginare: quando finirà il blocco dei licenziamenti sarà presentato il conto ai lavoratori come un fatto di necessità.
Il nuovo modello di produzione sarà più automazione, un processo essenziale della modernità…. alla riproduzione del profitto, ad esempio…
La legge del più forte porta solo miseria e morte.L’antagonismo reale e sincero non lo dimentichi.

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