L’assalto al cielo del proletariato italiano e della classe operaia dell’autunno caldo del ’69 portarono nel maggio del 1970 allo Statuto dei lavoratori (legge 300).

A quelle lotte di massa, a quella ribellione operaia per il salario contro il dispotismo di fabbrica dei licenziamenti e discriminazioni,padroni, fascisti e borghesia ( una volta gli sfruttatori si chiamavano così), risposero con la stagione delle stragi, chiamata” strategia della tensione”.

La “Costituzione in fabbrica”, così come la chiamarono i socialisti, composta di quarantun articoli sotto la regia del socialista Giacomo Brodolini inaugurò l’epoca del diffuso potere operaio e sindacale sui luoghi di lavoro e sui territori, rendendo i proletari finalmente soggetti di diritto

Ma non solo.

Gli anni settanta sono stati il periodo storico più importante per la storia d’Italia del dopoguerra dal punto di vista delle riforme:

divorzio,voto a 18 anni, diritto di famiglia,riforma sanitaria ( universale), riforma penitenziaria, abolizione dei lager per malati psichici ( Legge Basaglia), regolamentazione dell’aborto…

Quelli che Berlusconi e la destra reazionaria finta liberale hanno etichettato come “i maledetti anni settanta” sono stati un raro esempio di democrazia dal basso in Europa e nel mondo.

La modernizzazione di un paese rurale, clericale e maschilista, dove socialisti e comunisti erano discriminati sui luoghi di lavoro portò l’Italia in Europa.

Il principio marxiano che l’emancipazione della classe operaia diventa l’emancipazione dell’intera società si inverò.

Fascisti, ex repubblichini, apparati dello stato,imperialisti americani da guerra fredda tentarono di fermare il movimento con stragi e omicidi,polizia e carabinieri non mancarono di usare la repressione contro i proletari in lotta ( con il plauso della stampa ” borghese”).

L’Italia allora era più giusta e più sana di quella odierna dove alcuni” nazionalisti”, e post fascisti di allora, sono in parlamento a dare lezioni di democrazia e di rispetto delle istituzioni.

Oggi i proletari devono mendicare un salario a qualsiasi prezzo, e si chiede, timidamente da parte sindacale, un nuovo Statuto del Lavoro che garantisca gli invisibili.

Ma quando il buon Landini afferma che è da anni che il lavoro è trattato come merce, scopre la polvere messa sotto il tappeto da quella concertazione mediocre fra capitale e lavoro della ” gente perbene che pace cercate, la pace per far quel che volete”.

Lo Statuto dei lavoratori, infatti, per decenni è diventata solo la sacra reliquia delle lotte operaie, e amen.

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