Alla fine è sempre la stessa musica: il trauma da pandemia ha inverato che in fondo il mondo di prima non era poi così male, per chi male non stava.
Vari opinionisti sedicenti filosofi ogni settimana coniano una fenomenologia della pandemia che si materializza in figure storiche degne di passare alla storia dei giorni crudeli che stiamo vivendo.
L’ideologia del ” io resto a casa” ( non il fatto, ma la sua reificazione astratta), il chiudo tutto, il prima la salute si sta smaterializzando nel riapriamo, nel ripartiamo, nel rinasciamo, nell’investiamo, ed è umano che sia così.
Perchè detto in termini teoretico modaioli oggi il futuro non è più il “sogno” alla Briatore e Farinetti rubato al pianeta terra dalla globalizzazione senz’anima, ma un incubo che è difficile immaginare.
Da un parte speri di tornare al lavoro almeno per salvare il salvabile dal punto di vista economico, dall’altra hai la legittima paura che tornate indietro nel contagio comporterebbe morti e malati sacrificati sull’altare del lavoro e anche del profitto.
Chi non vive questa contraddizione come il motore dalla storia, come il sale di una nevrosi che non accettando la realtà si rifugia nell’immortalità del pensiero dominante e del modo di produzione dominante, può solo cantare gli stornelli della decadenza della modernità e del genere umano.
” Il chissà dove andremo a finire” lo diceva pure Platone quando mandarono a morire Socrate.
Solo che Platone nel Mito della caverna sottolinea che lo schiavo liberatosi dalle ombre della caverna, non può immediatamente guardare il sole ( il Bene).
Rimarrebbe abbacinato dalla luce dopo anni di oscurità.
Per cui è meglio guardi il riflesso del sole specchiarsi nelle acque dei fiumi e dei laghi…
Poco per i consumatori di un esistenza del” prima”, dove tutto era già confuso, ma tutto si poteva ottenere con la mercificazione della propria e altrui vita,
C’è una borsanera di buoni sentimenti dettati dalla paura, dettati dalla atomizzazione dell’angoscia verso quello che non puoi conoscere.
Ci aspetta, a quello che ho capito ( poco), una decrescita infelice nell’anima e anche miserabile nella carne.
Ma la vita è dialettica fra gli opposti e dal punto di vista filosofico solo ciò che è reale è razionale, diceva la buon anima di G.W, F. Hegel.
In altri termini; il passato per molti è il liquido amniotico della propria sicurezza.
E’quindi traumatico abbandonare un passato per un futuro indecifrabile: il periodo non è rivoluzionario, ma l’opposto.

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