Altro che nazionalismo, qui si muore di regionalismo, di qualunquismo di generalizzazioni sillogistiche.

Il massacro in Lombardia ormai è un fatto mondiale,il governo della Regione non ha ammesso errori, nè mi risulta si sia scusato per quello che è accaduto nelle case di cura, nelle zone bergamasche, nelle sceneggiate dell’efficientismo parolaio.

Quel proletariato lombardo che prende il treno alle 6 del mattino, che lavora come una bestia per paghe da fame ( succede anche qui), che non va in Costa azzurra a vedere marcire da lontano la vocazione capitalista della Milano da bere sembra scomparso.

E così mi ritrovo a dover rammentare, soprattutto a certi ” SinistrI” da terrazza romana che la generalizzazione che una mentalità tutta dedita al profitto sia la concausa del massacro in Lombardia è fasulla e orribile nella sua banalità.

Così come generalizzare sui terroni, tutto mentalità mafiosa, gli ebrei tutti malati di usura, i ” negri” dalla mentalità tribale, è da razzisti.

Il grande Michele Serra, ad esempio,sull’Amaca ha scritto un pezzo il 9 aprile sul” cielo di Lombardia” da far inorridire il più becero dei qualunquisti: mancava che scrivesse Lombardia ladrona, Roma non perdona ed eravamo a posto.

Se i gemelli dell’autogol Fontana e Gallera hanno sepolto il sistema sanitario lombardo con errori da codice penale, bisogna ricordare che in Lombardia, regione ricca, c’è un volontariato da anni che esprime solidarietà a tutti, belli, brutti, italiani e stranieri.

E che nel Sud,la lotta contro la mafie è all’avanguardia per dedizione e coraggio proprio per opera dei “sudisti”.

Il problema lo conoscono tutti: la divisione del lavoro e delle classi, come strumenti di sfruttamento, è stato dimenticato completamente da quella sinistra PERBENISTA E INUTILE a cui tutto sommato il mondo andava bene così come era.

Nel dn lombardo, ad esempio, ci sarà anche sangue infetto, ma, quando questo teneva / tiene in piedi la baracca, con il lavoro salariato e non solo con la rendita e il capitale, le generalizzazioni servivano due autorità: la presunzione dei feudatari leghisti e berlusconiani e la convinzione di chi crede che il lavoro sia uno modo per rispettare gli altri.

A Milano te lo insegnano fin da piccolo: lavorare bene è un bene prezioso per tutti, non solo per se stessi.

E’ un peccato che non merita l’Inferno.

Che i morti seppelliscano i loro morti.

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