E’ dal 2011 che siamo la maglia nera in Europa, per debito, per investimenti,per disoccupazione, per povertà, per squilibri sociali, occupazione femminile,per bassi salari e tutto quello che ci siamo detti in questi ultimi dieci anni.
Per alcuni problemi contenuti, ma irrisolti, come la presenza della mafia nelle istituzioni, la corruzione generata dalla burocrazia,il malaffare come sanguisuga del denaro pubblico forse dobbiamo risalire agli anni cinquanta del secolo scorso.
Allora la notizia che il Pil in Italia quest’anno avrà un segno negativo del 9,1%, non ci deve sconcertare più di tanto.( -2,4 su base mondiale).
Questo dato non è solo il presupposto della diffusione di un virus sconosciuto che non sappiamo affrontare perchè ci ha colti impreparati.
Il disastro viene da lontano e non si può risolvere con un colpo di spugna sui mali pregressi.
In questi giorni il dibattito politico ha ripreso le sue asprezze ( o il suo teatro) sul quesito più antico del mondo: meglio un uovo oggi ( il Mes o Fondo Salvastati) o la gallina domani (eurobond)?
Dilemma pertinente, che deve decidere la classe dirigente politica ed economica, ma dall’esito sconosciuto.
Emmanuel Macron, che ha dato il via libera alle elezioni comunali in Francia per poi chiudere tutto come han fatto tutti, è stato molto esplicito nelle sue ultime dichiarazioni pubbliche.
Per il presidente della Repubblica francese la mancata solidarietà all’Italia sarà un colpo decisivo per l’Unione europea in quanto comunità politica ed economica e favorirà l’avvento dei populisti.
E la presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen, tedesca della Cdu, ha chiesto ufficialmente scusa all’Italia per la defezione di Bruxelles nel momento in cui il governo italiano chiedeva aiuti concreti per la recessione economica.
Meglio di niente insomma, anche se alle oneste valutazioni liberal – democratiche, però, devono seguire i fatti.
All’avventurismo del nazionalismo reazionario della destra italiana che non vede l’ora di attuare un’autarchia compiacente che discrimini gli extracomunitari, riprenda la battaglia dei porti chiusi, non regolarizzi il lavoro nero di italiani e stranieri, pretenda di anteporre profitto a salute, la risposta dovrebbe essere quella di una solidarietà fra antifascisti e democratici in Europa.
Insomma cominciare coi piccoli passi per una lunga marcia che ricrei comunità pensanti scevre da gastriti retoriche e nazionaliste.
il filosofo tedesco Jurgen Habermas, uno dei maggiori esponenti della scuola di Francoforte in una intervista a Repubblica ha dichiarato ( cito a braccio):
“appartengo ad una frazione umanista parlamentare che stando seduta dietro il Pc si sente meno sola….”
La saggezza del filosofo gli ha impedito di rifondare il mondo facendo la lista della spesa del migliore dei mondi possibili, ( come vedo fare con sicumera da certi guru parolai).
Anche per Habermas, però, il sovranismo dei pescecani reazionari può rimettere il mondo in mano ai demagoghi che con accordi socialisteggianti tramutano rabbia, rancore, miseria, devastazione morale in un remake dei fascismi degli anni Trenta.
Nel 1929 la crisi del capitale partita dagli Usa rilanciò il nazismo in Germania, consolidò il fascismo in Italia, diede la stura ai fascismi in tutta Europa, con la gente che per un pezzo di pane poteva darsi allo sfasciare la testa ai rossi, a prendere a calci gli ebrei,oppure alla malavita organizzata.
Oggi la vera paura è questa.
Che si scateni soprattutto in Italia, un tale crisi economica da far saltare la democrazia della Costituzione.
Nella notte della Repubblica non solo tutte le vacche sono nere, ma pure i maiali.


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