Chiude l’Italia, chiuderà l’Europa, chiuderà il mondo: per ora siamo nelle mani della Provvidenza, essenza da inventare per chi non crede o metafora credibile di “un essere in quanto essere”, che. come diceva E. Severino. gli “uomini chiamano Dio”.

Un paese che fino all’altro ieri ha manifestato la faccia feroce della discriminazione e del razzismo ora si ritrova unito nel senso civico, che è più dettato dalla paura che dall’ansia di felicità per tutti.

Ha fatto bene il cardinale di Milano a pregare la Madunina: il cordoglio profondo va a chi in questo momento piange i suoi cari, è degente in un letto di ospedale, ha contratto il virus mentre lavorava.

Stamattina ho fatto un giro per il quartiere Sempione di Milano.

Erano quasi tutti in casa, tranne quei disperati che devono per forza lavorare, magari in nero, magari sottopagati.

L’Hastag”Io resto a casa”, va benissimo, io non saprei altro che fare.

Ma la solita raccomandazione è quella di non raccontarmi/ci panzane.

L’ottimismo teoretico vuole che una società abituata a misurare se stessa con la quantità di denaro o merci possedute, si trasformi in una comunità pensante nel giro di tre settimane, fino alla fine dell’emergenza.

Non è vero: puoi diventare solidale in un solo modo: con la dittatura del dovere per il dovere, con il socialismo reale del Covid 19 che azzera il superfluo, per dirti che avere tutto non è da tutti.

Poi quelli che via Facebook da terrazze romane, giardini già fioriti. case da mille una notte ti dicono che restare in casa è una scelta di vita, che leggere un buon libro, ascoltare buona musica sia l’antidoto al virus della depressione e del mal di vivere, sono gli eterni ultra del” c’è chi può e chi non può e io può”. ( Cfr.Spillo Altobelli nell’era Bersellini)

L’importante è sì non ammalarsi e quindi non ammalare gli altri.

Ma anche non lucrare sulle disgrazie altrui stando in guardino, alienarsi tutti i giorni nel tempo sperando che le figure storiche della Fenomenologia del Corona Virus non portino guerre civili per la pagnotta, per la inevitabile crisi economica.

Nulla sarà come prima, ma tutto sarò come sempre.

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