E’ bastata una foto con i Benetton a far parlare di crisi del movimento delle sardine.
Se una telefonata ti cambiava la vita e una citofonata conferma che siamo in una valle di lacrime, la foto coi padroni proprio non ci voleva per il nascente movimento che ha conteso la piazza al Felpa.
Era d’altronde più che prevedibile.
Finite le elezioni, Sartori & C. non possono che aspettare di essere ricevuti a corte da Giuseppe Conte per sottoporgli punti di programma che tutti noi condividiamo: decreti sicurezza, lavoro, emancipazione del Sud, buona educazione nel lessico familiare del politichese.
Quando da sinistra – sinistra si dice che sono un’emanazione del prodismo e del Pd si dice una cosa sacrosanta, che non mette però in discussione la presenza del movimento nell’attuale status della politica.
Il Palazzo d’Inverno delle sardine è stato il palazzo della regione a Bologna, non il palazzo d’Inverno a Pietroburgo.
E poi riprendersi i territori non vuol dire solo trovarsi in Piazza nel week -end e al mercato gli altri giorni:l’abbandono dei territori ha voluto dire abbandonare la lotta di classe e le idee di valore patrimonio storico della sinistra antisalotto.
Ogni comparazione storica con il ’68 e il ’77 è perlomeno sgangherata, quella coi girotondi è superficiale: la verità è figlia del tempo, e quindi non si può pretendere che qualcuno sia quello che non vuol essere.
Poi c’è da tener conto che i moribondi Cinque Stelle forse avranno la fortuna di contrastare il ritorno dei vitalizi al Senato, chissà se il fiume dell’indignazione confluirà nello stesso mare.
E visto che per la millesima volta S. Remo viene considerato lo specchio dell’Italia Albano e Romina Power possono benissimo stare sul palcoscenico dove una donna denuncia che la madre è morta suicida perchè stuprata.
Ma pretendere che Albano e Romina possano rifondare Woodstock è un po’ dura.
Perchè oltre S. Remo c’è Bordighera,Ventimiglia e la Francia di Macron.
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