La notizia non deve sconvolgere più di tanto, anche se è passata quasi sotto silenzio.
Il governo spagnolo giorni fa ha deliberato che dal 1 gennaio di quest’anno il salario minimo sarà di 950 euro al mese per 14 mensilità.( saranno pagati gli arretrati).
La domanda è che cosa stiano facendo sindacati, imprenditori, politici a casa nostra, se non quello di mettersi in evidenza per autocommiserarsi della crisi ” strutturale” del Bel Paese è scontata.
Tutti i giorni sui media, infatti, ci sono denunce di salari da fame, di sfruttamento bestiale di donne ( soprattutto), uomini e pure minori, di angherie patite da chi viene trattato da schiavo anche se laureato.
Poi ci sono i salari da Quarto mondo per” negri” e affini, il caporalato non viene controllato a dovere perchè altrimenti come si farebbe a tenere salari da fame in agricoltura?
La proposta di un salario minimo era stata presentata dai Cinque stelle nel governo giallo – verde.
Doveva completare la riforma del mercato del lavoro insieme a reddito di cittadinanza e quota cento salviniana.
I sindacati confederali, che in Italia sembrano paralizzati dalla paura di scontentare chi governicchia hanno storto la bocca.
Secondo loro il vero problema è che nel Paese non vengono rispettati i minimi sindacali,c’è lavoro sommerso, paghe sommerse ….e tavoli pieni di scartoffie che accertano che un decimale in più di salario rispetto al profitto è stato ottenuto dal mondo del lavoro.
Ma da quando hanno preso la tranvata della crisi e del debito pubblico pare che le Confederazioni non abbiano capito più nulla.
Ci riferiamo specialmente alla Cgil perchè siamo in attesa che Maurizio Landini, che mette giustamente al primo posto “la plebe sempre all’opra china senza ideali in cui sperar” batta un colpo alla porta del salario minimo, almeno quello, e alla riforma dei privilegi che una parte dei dirigenti sindacali hanno ancora nel momento di andare in pensione.
Qui non si tratta di attacchi personali, ma di verifiche sul campo.
Da noi ci sono baruffe, litigi,risse verbali, dibattiti sul tutto; ma quando si tratta di mettere mano al portafoglio della ridistribuzione dei profitti da parte della classe dominante, a volte razza padrona nonostante il cambiamento di lessico storico,la situazione è penosa.
L’alibi è sempre quello: pochi investimenti, alte tasse per imprenditori e lavoratori,debito pubblico enorme, corruzione…..
Che fare? Niente sul piano del salario reale aggrappandosi ai bonus e al cuneo fiscale che, incredibile, ma vero, sembra non aver scosso di molto lo status dell’indigenza.
E poi ci sono i misteri d’Italia che aleggiano in ogni luogo di lavoro. Se i manager guadagnano 379 volte quello che guadagna un operaio o un lavoratore, non è che ci sia un’anomalia di fondo?
Oppure le vetrine rotte, i cassonetti in fiamme, le molotov sulla questione sociale ( vedi Francia e non solo) è la sola opzione di riscatto o ricatto a seconda di come la si pensi?
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